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Giardinaggio

Portulaca, non è un’erbaccia e oggi te lo dimostreremo

La Portulaca è una piccola piantina dalle mille virtù, cresce spontanea nei nostri giardini e ci regala i suoi fiori per tutta l’estate

Fiore di portulaca (Foto di LATUPEIRISSA-Pixabay)

La portulaca è una pianta succulente e possiamo trovarla ovunque. Appartiene alla Famiglia delle Portulacaceae e sembra essere originaria dell’Asia. Altri sostengono sia arrivata a noi dal Sud America, ma qualunque sia la sua nazione natia, nel bacino del Mediterraneo è molto diffusa.

Possiamo tranquillamente trovarla passeggiando nei boschi, nei nostri giardini ed anche negli orti. E’ considerata una pianta tra le più infestanti proprio per la sua crescita molto veloce e rigogliosa, ma è anche un ottimo ingrediente in cucina e nei preparati erboristici.

La Portulaca Oleracea è commestibile e ricca di nutrienti, un ottimo alleato nella nostra dieta quotidiana

Portulaca oleracea (Foto di WikimediaImages-Pixabay)

Il nome ha diverse origini: dal latino portula, cioè piccola porta. Questo nome, probabilmente, fa riferimento alla deiscenza del frutto, quel fenomeno, per cui alcuni frutti, giunti a maturità, si aprono spontaneamente e lasciano uscire il loro contenuto.

Il termine oleracea, invece, si riferisce all’uso alimentare della portulaca.  La portulaca, infatti, era ampiamente utilizzata nella medicina dell’Antico Egitto, e tra i Romani era apprezzatissima sia per i suoi usi alimentari che per virtù terapeutiche e “magiche”. Sembra che Plinio il Vecchio  la considerasse utile per togliere il malocchio.

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Altri sostengono che , anticamente, fu fonte di sostentamento per le classi più povere, e veniva distribuita anche ai maiali come mangime. Il termine Portulaca, infatti, potrebbe derivare proprio dal latino porcus, maiale, e significa letteralmente l’erba dei maiali.

Nel Lazio e in Sicilia è rimasta intatta la cultura della porcellana o erba fratesca, tanto che ancor oggi viene utilizzata per preparare la famosa misticanza romana, un’insalata tradizionale dal retrogusto fresco e acidulo composta da diverse erbe spontanee.

L’unica specie che possiamo aggiungere alle nostre pietanze è la Portulaca oleracea. E’ stata utilizzata spesso in passato, fino alla metà del ‘900, periodo in cui venne messa da parte perchè ritenuta un cibo per poveri. Oggi è stata riscoperta ed è molto apprezzata in particolare da chi segue diete vegetariane o vegane.

La sua fioritura e la sua maturazione avviene in maniera scalare. Possiamo godere dei colori dei suoi piccoli fiori, da giugno fino all’inizio dell’autunno. I semi sono trascinati dal vento, oppure trasportati dagli uccelli che ne sono ghiotti, motivi per i quali possiamo trovare la portulaca ovunque.

Inoltre, sono piante che non hanno bisogno di essere ricoperte dal terreno per germogliare, anche per questo in pochissimo tempo riesce a ricoprire grandi spazi. E’ molto semplice anche da coltivare. Prendiamo una piccola piantina con le radici intatte, e la trapiantiamo in un luogo caldo e secco con terra sabbiosa. Annaffiamo all’occorrenza.

La portulaca è una piccola piantina ricca di proprietà medicamentose. Sembra sia una delle migliori fonti vegetali dell’acido grasso omega-3 e dell’alfa-linoleico. Tra le sue altre proprietà, ha un alto contenuto di vitamina C, in passato curavano lo scorbuto e le infezioni alle vie urinarie. Migliora le difese immunitarie ed ha proprietà depurative e diuretiche.

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In cucina ha diversi impieghi.  Si possono utilizzare le foglie e i rami più teneri, questi ultimi usati prevalentemente crudi. Vi suggerisco una semplice ricetta dove la portulaca è l’ingrediente principale: portiamo a cottura il formato di pasta che preferiamo. Intanto in un padella scaldiamo della panna, classica o vegetale, e aggiungiamo la portulaca tritata finemente.

Si può usare anche in una frittata classica o senza uova, possiamo friggerla in pastella o consumarla cotta. E’ ottima come contorno, saltata in padella o condita semplicemente con olio e limone. In Calabria la condiscono semplicemente con sedano e aceto.

Altre zone d’Italia, conservano le foglie e i rametti più teneri sotto aceto o in salamoia, ottimi per la preparazione di antipasti e contorni. In Francia, invece, è molto apprezzata aggiunta nelle salse.

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