La truffa del pellet, è assurdo cosa sta accadendo: occhio a quello acquistato

Nelle ultime settimane è aumentato il prezzo del gas e, in contemporanea, anche i rischi di quello contraffatto

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Pellet (Foto di Didier da Pixabay)

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Uno dei metodi di riscaldamento domestico più diffuso è l’utilizzo delle stufe a pellet. Ma a seguito degli aumenti del gas, e con l’aumento della domanda, il pellet è diventato una delle risorse maggiormente contraffatte. E’ quanto emerge da un’operazione svolta dalla Guardia di Finanza in tutta Italia che ha sequestrato oltre un milione e mezzo di sacchi, oltre 5 mila tonnellate, che sarebbero stati immersi sul mercato nonostante si tratti di un prodotto insufficiente per qualità e conformità. Tanto che le Fiamme Oro hanno segnalato, a seguito dell’indagine, oltre 52 persone, tra tra imprenditori, produttori e grossisti.

Pellet, rischio contraffazione

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Pellet (Foto di Ernesto Rodriguez da Pixabay)

La Guardia di Finanzia ha notato delle anomalie che hanno portato ad approfondite ispezioni sul territorio, a seguito all’analisi dei dati relativi alle importazioni, alla produzione nazionale, alle vendite e ai titolari di certificazione. Non bisogna dimenticare, infatti, che il pellet da riscaldamento è soggetto a molte regole necessarie per garantirne la qualità e la conformità ambientale.

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Non a caso le energie di biomassa sono la prima alternativa tra le rinnovabili e, al tempo stesso, la seconda fonte di riscaldamento per le famiglie. In vista dell’inverno sono già molte le famiglie italiane che hanno optato per il pellet come fonte alternativa di riscaldamento. Tra i rischi più comuni riguardo il prezzo c’è la diversificazione con un costo fisso e prevedibile.
E propria questa caratteristica risente dei fenomeni di contraffazione. Quello non conforme prevede la creazione tramite l’utilizzo di colle o leganti chimici. Il prezzo poi, negli ultimi mesi a seguito dei costi sempre maggiori del gas, a seguito della guerra in atto tra Ucraina e Russia, i prezzi dei sacchi di pellet sono passati dai precedenti 5 euro a sacco fino agli attuali 15 – 20. L’aumento è dovuto all’imprevisto incremento della domanda ma anche dei costi energetici per produrlo e del carburante per il trasporto.
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