Da non moltissimi anni, la patata dolce è presente sulle nostre tavole ed è buonissima da gustare sia salata che nei dolci
La patata dolce o patata americana o batata è una pianta erbacea perenne. Appartiene alla Famiglia delle Convolvulaceae. E’ comunemente in commercio con il nome di patata, anche se non appartiene alle solanacee, come i comuni tuberi che conosciamo noi.
Sembra sia originaria dell’America centrale, tuttavia, oggi è presente in tutto il mondo, perchè si adatta facilmente a qualsiasi ecosistema. In Cina, è particolarmente diffusa, e la metà delle coltivazioni viene impiegata come mangime.
In Italia sono particolarmente apprezzate le patate dolci coltivate in Puglia e in Veneto. Il colore della buccia esterna va dal rosso-arancio al marrone fino al bianco. Il suo interno è inconfondibile, perchè ha una pasta gialla, arancio o violacea. La pianta presenta, esternamente, un lungo fusto strisciante dal quale partono le foglie e in periodo di fioritura si aprono delicate campanelline.
Proprio dalle caratteristiche del suo fusto, sembra abbia origine il suo nome. Deriva, probabilmente, da due termini greci: ipos (lombrico, verme) ed homoios (simile a) a richiamare la volubilità dello stelo.
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Non è difficile poter coltivare la batatas anche nei nosrìtri orti o in vaso. Alcuni consigliano di produrla per talea e non per semina. Quest’ultima sarebbe un’operazione troppo lunga e che non porterebbe a buoni risultati.
Quindi acquistiamo , tra ottobre e novembre, alcuni tuberi di patate dolci, preferibilmente da agricoltura biologica. Conserviamo i tuberi in ambienti dove la temperatura non scenda mai sotto i 12 °C; le patate dolci non amano le temperature troppo basse, e questo potrebbe compromettere il nostro lavoro.
A partire dai primi di marzo, possiamo preparare le talee erbacee. Posizioniamo ogni tubero in un vaso dal diametro di 14-15 cm, lo riempiamo con del terriccio per semine, deve essere soffice e ricco di materia organica, e lo lasciamo fuori dal terreno per circa 1/3.
I vasi vanno sistemati in una zona molto luminosa e con una temperatura minima di 12 gradi, anche di notte. Se i vasi sono in casa, sarebbe meglio posizionarli tra lo spazio di una doppia finestra, magari vicino a un calorifero. In questo caso, dovremo fare attenzione che il terreno rimanga sempre umido.
Quando i germogli avranno raggiunto i 15 cm di lunghezza, potremo portare i nostri vasi all’esterno in modo che si abituino alle temperature esterne. Nel momento in cui il tempo lo consente, potremo staccare i germogli e metterli a dimora nella terra. Li sistemeremo a una distanza di 70-80 centimetri l’uno dall’altro in un terreno ben concimato.
Sarà poi necessario annaffiare le piantine nelle prime due settimane dopo la messa a dimora. In seguito, sarà sufficiente fare attenzione che il terreno non sia troppo secco. Se abbiamo lavorato bene, potremo raccogliere le nostre batatas da fine settembre a metà ottobre.
Le patate dolci sono un ottimo alimento che apporta molte sostanze utili al nostro organismo. E’, infatti, ricca di fibre come la vitamine A e C, di proteine, potassio, magnesio, ferro e calcio. Abbonda, inoltre, di flavonoidi e antociani, ed ha proprietà antiossidanti.
Recenti studi hanno accertato che il caiapo, un principio contenuto nella buccia della patata, riduce la glicemia basale, il colesterolo e l’emoglobina glicata. In Giappone, in particolare nella regione di Kagawa, è conosciuta ed utilizzata per curare l’anemia, l’ipertensione e il diabete.
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A me piacciono moltissimo le batatas dolci. Le cucino in questo modo: semplicissimo e velocissimo. Prendo qualche tubero ben sodo. Li lavo molto bene sotto l’acqua corrente e, altrettanto bene, li asciugo. Importante, non sbuccio le patate. Vanno cucinate con la buccia.
Le taglio a metà per la lunghezza. Le adagio sulla piastra del forno ricoperta di carta forno o, semplicemente, oliata. Cospargo le patate con sale, olio e rosmarino e inforno a 180 gradi. Il forno deve essere già caldo. Lascio fino a quando la pasta della patata risulterà morbida.
Basterà provare con una forchetta o uno stuzzicadenti. Portiamo in tavola e…buon appetito.