Dramma per i cittadini italiani più green. Chi ha prodotto energia pulita con le rinnovabili deve dare i soldi indietro allo Stato.
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Sempre più persone, fortunatamente, stanno scegliendo le fonti rinnovabili, delle fonti di energia green che permettono di ridurre notevolmente i consumi e l’inquinamento nell’ambiente.
Tra le fonti rinnovabili più utilizzate nell’ambito casalingo ma anche quello imprenditoriale, troviamo l’energia eolica ed il fotovoltaico.
Nello specifico, nell’ultimo biennio c’è stato un vero boom degli impianti fotovoltaici, grazie anche a tutti gli incentivi erogati dallo Stato per agevolare i costi di installazione e mantenimento.
Di conseguenza, anche diverse aziende più o meno grandi hanno approfittato dei bonus per sfruttare il fotovoltaico, così da avere praticamente costi nulli in bolletta.
In alcuni casi, quando si produceva più energia di quella consumata, era addirittura possibile vendere l’energia pulita prodotta. Arrivano, però, brutte notizie. A quanto pare, da oggi chi ha prodotto troppa energia pulita dovrà rendere quanto guadagnato allo Stato.
Decreto sostegni: vanno resi i guadagni per l’energia venduta
Arrivano cattive notizie per tutti quegli imprenditori che hanno investito nel fotovoltaico e guadagnato ingenti somme di denaro vendendo energia pulita.
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È il caso, ad esempio, di Paolo Rodaro, un imprenditore agricolo che il mese scorso ha ricevuto una PEC dove il Gestore Servizi Energetici comunicava come l’impianto del signor Rodaro rientrasse nel perimetro del decreto sostegni ter.
In breve, nel decreto sostegni, lo Stato ha stabilito che determinati impianti di fonti di energia rinnovabile – come l’eolico, l’idroelettrico ed il fotovoltaico – dovranno rendere i guadagni dovuti all’energia pulita venduta in questi anni.
Non riguarda però tutti gli impianti, ma solo chi ha venduto l’energia ad un costo pari all’attuale prezzo di mercato, ovvero circa 10 volte maggiore di quello medio degli ultimi 10 anni.
Per quanto riguarda il signor Rodaro, nello specifico, il prezzo ammonterebbe a ben 100 mila euro, una cifra difficile da reperire entro ottobre, ovvero il termine stabilito dallo Stato.
Non si tratta però dell’unica persona a ricevere questa non così gradevole PEC. È successo anche ad alcuni imprenditori che hanno investito sugli impianti idroelettrici, prima del 2010.
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Un esempio è l’industria Fantoni che dovrà dare indietro i tre quarti delle entrate dovute alla vendita di energia sul mercato.