Polli, “volano” i prezzi: pagati 0,30 cent e venduti a 15,00 euro

I prezzi dei polli sono arrivati alle stelle: 15,00 €. Ecco cosa c’è dietro a questo incredibile e inaspettato aumento del costo di vendita

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Un pollo (Foto di Andreas Göllner da Pixabay)

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Tra i prodotti maggiormente consumati e amati in Italia c’è il pollo. SI tratta di un alimento buono da mangiare in tantissimi modi: al forno, alla diavola, in padella. Ma anche bollito. Insomma a prescindere dal modo di cottura, il pollo piace a tutti. Ma nelle ultime settimane il prezzo del pollame è aumentato vertiginosamente.

Polli a 15 euro: ecco cosa c’è dietro l’aumento del prezzo

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Petti di pollo (Foto di Manfred Richter da Pixabay)

La provincia di Verona fa da fulcro alla filiera avicola nazionale. Merito del combinato della soccida che alimenta la catena dell’allevamento dal pulcino fino al macello. Ci sono da una parte le grandi aziende forniscono pulcini, mangimi, veterinari e, a crescita ultimata ritirano, il pollo. Dall’altra gli allevatori che si prendono cura dei capi occupandosi, fino alla maturazione dell’animale vivo, del riscaldamento o raffrescamento degli ambienti e dell’accudimento.

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Ma ad aver contribuito ad aumentare il prezzo del pollo sono state le bollette. A denunciare questo problema Diego Zoccante, presidente degli allevatori avicoli di Confagricoltura Verona. Il costo dell’energia elettrica, negli ultimi mesi è aumentata. E con il caldo gli allevamenti devono continuamente raffrescarli. Il risultato? Bollette che sono arrivate anche a 39 mila euro.

Proprio per questo motivo Zoccante ha poi richiesto una più corretta distribuzione del valore alla Grande Distribuzione organizzata (Gdo) sostenendo come agli allevatori sono riconosciuti appena 25 centesimi al chilo per ogni animale venduto. Una cifra bassissima soprattutto se comparata al 15 euro richiesti al supermercato per l’acquisto di un petto pollo. Il numero uno degli allevatori avicoli di Confagricoltura Verona poi chiede alla Gdo: “dateci 10 cent in più, ci basterebbero per avere un minimo guadagno“.

Ma come mai i prezzi sono diventati così cari? Tutto parte dalla quotazione della materia prima alla Borsa Merci. Spiega Zoccante che “il tacchino vivo vale ora circa 2,10 euro al chilo: il differenziale rispetto ai 25-30 cent che ci sono saldati, va all’azienda soccidante. L’animale può essere venduto vivo, a un’altra azienda ma più spesso l’acquisto riguarda l’animale macellato“.

Il prezzo dell’animale macellato ma ancora da selezionare arriva poi a 4,5 euro al chilo. Questo è quello maggiormente richiesto dalle gastronomie o dalle macellerie che vendono polli interi. Quelli invece già tagliati e confezionati, per la maggior parte invece vanno alla distribuzione organizzata. La trasformazione, in genere, è seguita dalla stessa impresa che collabora con l’allevatore per la crescita dei capi. E sempre loro propongono, infine, il pollo in vaschetta alla Grande distribuzione organizzata, seguendo, naturalmente, le loro indicazioni. Il cliente, al supermercato, poi si trova una parte nobile del prodotto come il petto a 12-15 euro al chilo. Mentre le cosce si aggirano intorno ai 7 euro.

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Inoltre ricorda Zoccante che per la sopravvivenza della filiera qualcuno dovrà cedere qualcosa. Anche perché lavorare con questi costi energetici è diventato per loro impossibile. Senza dimenticare la concorrenza dei Paesi dell’Est che, avendo una mole di prescrizioni inferiori sul benessere dell’animale, riesce a vendere la carne dei polli a prezzi inferiore. Tutto ciò pone in evidenza un serio interrogativo sulla sopravvivenza del Made in Italy alimentare.

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