L’intelligenza artificiale ha tantissime applicazioni, ma quella contro i rifiuti è davvero sorprendente. Ecco perché.
L’Intelligenza Artificiale riesce a trovare i rifiuti sott’acqua e a riciclarli sul posto, almeno nelle fasi preliminari. No, non è il 2050 in un film di fantascienza, ma è realtà. Si chiama SeaCat ed è una piccola imbarcazione collegata a due robot-sonda. Non c’è nessuno a bordo. Il capitano è la programmazione dell’IA. Fantastico, vero? Come funziona? Il segreto è nei due robot che fanno da sonde, la Mini Tortuga e la Tortuga. La prima ha una telecamera subacquea e un sonar, che identifica l’oggetto che si trova sul fondale e invia il segnale all’Intelligenza Artificiale per inserire la rete nel fondo dell’oceano o del mare. La seconda ha due braccia meccaniche, che prendono l’oggetto e lo inseriscono nella rete sul fondale.
Quando la rete ha il suo oggetto depositato, la Tortuga risale e la dotazione di bordo, secondo le direttive dell’Intelligenza Artificiale decide come si devono smistare i rifiuti in base al materiale riciclato. Infine, tutto il materiale viene portato a riva, dove verrà smistato per le successive fasi di riciclo. Questa tecnologia è davvero pazzesca, se si pensa a quanta plastica e microplastica sono presenti in mari e oceani.
La soluzione semplice e immediata di questi robot ha comunque bisogno dell’essere umano, ma solo per le impostazioni di base e per la sua costruzione. Lasciarla giocare in mare significa salvare la fauna marina e ottenere acqua più pulita e fondali più limpidi.
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Stando al WWF, la plastica in acqua è la prima fonte di inquinamento ambientale. In tutto sono 450 milioni le tonnellate di plastica che si trovano nei fondali e tra le correnti marine. Non è raro trovarle nelle spiagge, anzi, è sempre più frequente e i rischi per la salute non mancano. Sempre secondo le stime dell’associazione ambientalista internazionale, 8 milioni di tonnellate di nuovi rifiuti in plastica raggiungono gli oceani… Per non lasciarli mai più.
Queste plastiche possono portare al soffocamento degli animali, che li ingeriscono inconsapevolmente pensando che sia cibo (quando possono vederlo, altrimenti ingeriscono microplastiche), mentre in tanti restano attaccati e muoiono perché non possono più muoversi.
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In tutto, a essere colpite sono circa 700 specie marine. Con la tecnologia oggi si può fare qualcosa di più per loro e per la tutela dell’ambiente.