A fare l’incredibile scoperta un giovane studente del Politecnico di Losanna Mohammad Samizadeh Nikoo che ha scritto dell’argomento
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Quante volte guardano il Colosseo o Fori imperiali esclamiamo: “Ah se queste pietre potessero parlare, chissà quante cose ci potrebbero raccontare”. Un sogno. Niente più. Purtroppo per noi pietre e oggetti non hanno memoria e, soprattutto, il dono della parola. Ma negli ultimi giorni, un dottorando ha fatto un’incredibile scoperta: un materiale ha la capacità di ricordare.
A fare questa incredibile scoperta è stato un giovane dottorando, Mohammad Samizadeh Nikoo del Politecnico di Losanna che ha rivelato di questo fenomeno con un articolo sull’importante rivista Nature Electronics. Il materiale in questione ed è il biossido di vanadio (VO2).
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Quest’elemento, molto usato in elettronica, ha sorpreso tutti dimostrando di poter ricordare per almeno 3 ore tutti gli stimoli elettrici ricevuti e anche a reagire a nuovi stimoli. Una peculiarità che potrebbe aprire le porte per nuove applicazioni. Su tutti la produzione di futuri neuroni artificiali. La scoperta è avvenuta durante una serie di esperimenti condotti da Samizadeh Nikooper analizzarne le capacità isolanti. E proprio durante questi test il biossido di vanadio è stato sottoposto a diversi cambi di temperatura e a stimoli elettrici.
Questo fenomeno era già noto ed è dovuto alla trasformazione della disposizione interna degli atomi. Ripetendo però l’esperimento più e più volte, misurando anche le tempistiche delle trasformazioni Elison Matioli, capo del laboratorio di ricerca del giovane Samizadeh Nikoo,ha dichiarato che sembrava che si ricordasse la prima transizione di fase, anticipando la successiva. Sottolineando poi che “nessun altro materiale si comporta in questo modo“.
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Una memoria a tutti effetti che, in base all’impulso ricevuto, gli permette di reagire in maniera più veloce ogni qualvolta che viene stimolato. La più importante applicazione di questa incredibile scoperta potrebbe avvenire nel campo della microelettronica. Il motivo? I materiali capaci di memorizzare a lungo e in maniera stabile, gli impulsi elettrici ricevuti. Questo permetterà la riduzione dei consumi di chip ma anche di aumentarne la velocità. Ma non è escluso poi che il biossido di vanadio non possa anche essere utilizzato per creare dei futuri neuroni artificiali. Ovvero dei chip ispirati al funzionamento dei neuroni umani che rivoluzionerebbero il mondo dell’informatica.