Tigre della Tasmania: a distanza di quasi 100 anni dalla sua estinzione potremmo rivederla. Ecco come e ad opera di chi
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La tigre della Tasmania è un animale quasi leggendario. Tutti ne abbiamo sentito parlare e sognato attraverso la tv ma sapete che questo esemplare si è estinto da diverso tempo? Sono quasi 100 anni che il mammifero è sparito per sempre, da quando l’ultimo esemplare rimasto in cattività morì nel settembre del 1936.
C’è chi ritiene che in realtà questo animale non si sia mai estinto ma sta di fatto che dopo quella data mai nessuno è riuscito ad identificare altri esemplari. Ora però è in atto un progetto gigantesco, quasi titanico con il quale si vuole riportare in vita la tigre della Tasmania. Come è possibile? Vi raccontiamo tutto.
Tigre della Tasmania, il progetto epico che incuriosisce tutti
Riportare in vita la tigre della Tasmania? Sì dicono gli scienziati dell’Università di Melbourne, come riporta SkyTg24, che stanno lavorando ad un esperimento mai provato prima. Gli studi sono in collaborazione con la Colossal Biosciences, società di “de-estinzione”, con sede in Texas per fare rivivere il noto esemplare estinto e che ha vissuto, appunto, in Tasmania come in Australia e Nuova Guinea.
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La società è stata fondata dall’imprenditore tecnologico Ben Lamm e dal genetista della Harvard Medical School George Church, che oltre a questo progetto lavorano da tempo anche ad un altro esperimento ambizioso e quasi futuristico dal valore di 15 milioni di dollari: riportare in vita il mammut lanoso in una forma alterata.
Il progetto della tigre della Tasmania che sta catturando l’attenzione del mondo intero, userà i grandi progressi fatti dalla genetica, andando a recuperare il DNA antico dell’animale riproducendolo in modo artificiale. Il sequenziamento è già iniziato ed è a buon punto in quanto l’animale ha vissuto in un’epoca abbastanza recente.
Fino ad ora, infatti, è stato sequenziato la quasi totalità del DNA dell’animale. Manca solo il 4%, dopodiché si procederà con il confronto tra il genoma ricavato della tigre della Tasmania e quello del dunnart dalla coda grassa, un parente stretto dell’animale.
“Sosteniamo con forza che prima di tutto bisogna proteggere la nostra biodiversità da ulteriori estinzioni, ma sfortunatamente non stiamo assistendo a un rallentamento della perdita di specie, anzi”, ha spiegato Andrew Pask, professore presso l’Università di Melbourne e capo dell’esperimento.
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Un progetto, spiegano i ricercatori, che mette in pratica una nuova tecnologia, quella del sequenziamento che in futuro potrà risolvere diversi problemi per essere applicata alle specie fondamentali che sono andate perse.