Italia snobbata dalle navi container, com’è possibile? La verità è poco piacevole

Il Mediterraneo è da sempre un mare crocevia di popoli, culture e rotte commerciali. L’Italia nell’ultimo periodo storico sembra non considerarne le potenzialità per l’economia interna e il controllo dei traffici via mare.

Italia mediterraneo cartina
Cartina geografic (Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay)

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La questione è la seguente: la maggior parte delle navi cargo provenienti dall’Asia non si fermano per lo scarico merci in Italia. Preferiscono fare il giro lungo per arriva in nord Europa e scaricare nei porti di Rotterdam, Anversa e Amburgo.

Quali sono le ragioni? L’Italia rappresenta una vera e propria piattaforma strategica per gli scambi, data la sua posizione nel Mediterraneo, eppure, nonostante gli 8000 km di coste, non viene presa in considerazione per certi scambi.

Italia scanzata dalle rotte commerciali per mano di Algeria, Turchia e Russia. Il controllo dei traffici per mare è in mano a potenze nemiche dei nostri interessi

Italia mediterraneo Africa
Burkina Faso (Foto di Anton Wagner da Pixabay)

La posizione dell’Italia è una posizione strategica. Perché allora le navi conteiner asiatiche sembrano evitarci come la peste? Le ragioni sono la scarsa organizzazione dei nostri principali porti, la morfologia non proprio accogliente del nostro territorio, oblungo, stretto e montuoso, e la criminalità organizzata.

Queste organizzazioni parastatali riescono ad infiltrarsi nell’amministrazione degli appalti e nella gestione delle infrastrutture drenando risorse. L’importanza del mar Mediterraneo per i commerci e della nostra posizione per lo scarico merci viene trascurata e neppure si cerca di riformare lo stato attuale di cose.

L’80/90% delle merci circola via mare e al di là degli aspetti ostacolanti appena menzionati dei potenziamenti potrebbero essere effettivamente messi in pratica. Innanzitutto si potrebbero ampliare i porti principali della penisola, di modo da rendere attracco e scarico più semplici, poi si potrebbe potenziare la rete ferroviaria e stradale migliorandone il collegamento o interscambio.

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Questi interventi favorirebbero inoltre lo sviluppo economico del meridione facendo confluire nel sud-Italia gli investimenti ricavati e andando a creare occupazione. Altro aspesso importantissimo a livello geopolico è rappresentato dalla responsabilità italiana sui traffici dello stretto, o canale, di Sicilia.

Nelle profondità di questo tratto di mare sono installati i cavi che trasportano la connessione internet di mezza europa. Un intervento ostile ad opera di potenze altre rischierebbe di renderci responsabili della mancanza di connessione nel nostro continente. Il rischio, se possibile, sarebbe da evitare.

Il controllo sul commercio navale in queste zone andrebbe potenziato a fronte delle recenti politiche espansionistiche di alcune potenze spesso in contrasto coi nostri interessi. Particolare è il caso dell’Algeria. La potenza ha insignito una zona economica esclusiva (ZEE) che arriva a toccare le coste della Sardegna, che è parte insulare integrante del nostro territorio.

L’Italia, nonostante sia stata di recente approvata in Parlamento una legge in merito, non ha una ZEE: il provvedimento non è difatti passato all’esecutivo. L’Algeria tuttavia ci fornisce il gas necessario compromesso dalla crisi in Ucraina. A muoversi indiscriminatamente nel Mediterraneo sono due attori che destano maggiore preoccupazione: Russia e Turchia.

La ragione è nel calo dell’attenzione degli Stati Uniti. Fino a circa un decennio fa la sicurezza del traffico via mare era garantita dagli USA. Attualmente la loro presenza ed influenza politica è diminita per un necessario shift del focus sull’estremo oriente e l’oceano Pacifico.

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In queste zone si gioca la partita per la supremazia globale con la Cina. Turchia e Russia hanno approfittato del momento storico proiettato la loro influenza in varie zone dei nostri mari, come nel caso della Libia. Le due potenze sono sempre più presenti in contesti mediterranei e africani.

La Russia ha ancorato i propri interessi ai Balcani e alla Serbia, la Turchia sta facendo lo stesso con l’Albania. Emblematico è il controllo esercitato dalle potenze nei territori della Siria e del Sahel, fascia di territori a sud del Sahara. Essere influenti nei paesi del Sahel significa controllare le rotte migratorie che arrivano in Europa.

Avere stati esterni all’unione che possono sfruttare e controllare le rotte a loro favore non è propriamente favorevole. La Turchia è alleata della NATO ma i suoi interessi non sono in linea coi nostri i certe aree geografiche. L’Europa dovrebbe scalzare Russia e Turchia e investire nello sviluppo economico dei territori del Sahel e di questi stati africani per renderli liberi dallo sfruttamento.

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