Sono previsti, per i prossimi mesi, un’impennata dei prezzi del gas di 315 euro. Ma in tanti si chiedono chi li decida
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Durante l’ultima seduta il gas naturale ha toccato nuovi prezzi massimi. O meglio i futures che si scambiano ad Amsterdam hanno sfondato quota 300 euro per poi riassestarsi sotto la soglia dei 290 euro. Il gas naturale non raggiungeva un prezzo così alto dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina per mano della Russia. Le tensioni sono iniziate la scorsa settimana dopo che Gazprom ha annunciato un nuovo stop del gasdotto Nord Stream dal 31 agosto al 2 settimane. Uno stop, per manutenzione, della conduttura che rifornisce l’Europa con il flusso dalla Russia. Ma cosa determina l’aumento dei prezzi?
Gas, ecco come si forma il prezzo
Le aziende energetiche firmano, tra di loro, contratti per la fornitura del metano. Nel contratto è anche previsto il prezzo di vendita. Ma non solo perché poi per i trader esiste un mercato chiamato “spot”, dove questi possono acquistare gas al di fuori dai contratti. Il più importante di questi è la borsa di Amsterdam, dove si forma il cosiddetto Title Transfer Facility (TTF), nonché l’indice di riferimento del gas europeo. Molti definiscono questo mercato come speculativo, ma questo incide anche sulle nostre bollette.
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Secondo quanto riportato da Arera il 70% di questi contratti per la fornitura italiana prevede un aggiornamento al TTF. Inutile sottolineare che, alla fine, questo incide sui prezzi di vendita. Ma non solo perché anche il prezzo del metano nel mercato tutelato è legato ai valori scambiati nella borsa di Amsterdam.
Con l’inizio della guerra molti paesi si erano uniti per acquistare, insieme e a un prezzo minore, il gas da Libia e Algeria. Così facendo si è parlato di “price cap“. L’idea però di mettere un tetto alle quotazione del metano però non ha trovato il favore di Bruxelles. Infatti per il Parlamento europeo imporre un limite massimo al prezzo del gas avrebbe determinato un passo indietro alla liberazione del mercato dell’energia. Inoltre per Amsterdam il “price cap” potrebbe ridimensionare delle prospettive future su questo fiorente e promettente mercato energetico-finanziario.
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A controllare il mercato è l’Intercontinental Exchange (ICE), ovvero una finanziaria statunitense che lavora nei mercato basati su internet e commercia in futures ed energia, commodities e prodotti finanziari derivati. All’inizio i loro obiettivi della società erano solo prodotti energetici. Con il passare del tempo il gruppo ha esteso le sue attività in commodities. L’ICE, che è un gruppo da 7,1 miliardi di dollari di fatturato, dal 2013 controlla anche la Borsa di New York, il NYSE. Ed essendo una borsa, più scambi vengono effettuati e maggiormente guadagna. Lo scorso anno, con l’aumento del 45% di scambi sul TTF, il gruppo ha aumentato i propri ricavi del 10 % dal settore energia: 1,2 miliardi di dollari.