Le sostanze tossiche scaricate dalle industrie avevano compromesso le falde acquifere in zone venete. Finalmente è stato risolto il grave problema: vediamo cosa è successo
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Le sostanze tossiche o contaminanti Pfas sono diffuse pericolosamente a livello globale. Presenti nell’acqua piovana e nella neve delle regioni più remote del Pianeta. Pfas è il nome collettivo di circa 4.500 sostanze con struttura chimica simile caratterizzate da elevata persistenza, vale a dire non si degradano nell’ambiente.
Dette sostanze chimiche eterne si accumulano, depositandosi sul terreno, e nelle falde acquifere. La loro produzione è associata all’industria di impermeabili, ignifughi o antiaderenti. E gli scarichi di questi impianti industriali hanno inquinato le acque potabili di mezzo mondo. In Italia e precisamente in Veneto, l’area interessata si estende tra Vicenza, Verona e Padova.
Ad oggi, in Veneto, risultano inquinati 180 chilometri quadrati di territorio per una popolazione stimata intorno ai 300mila abitanti. Trenta Comuni si sono trovati a far fronte all’inquinamento da Pfas della loro acqua potabile. La svolta pochi giorni fa.
Una nuova centrale idrica è stata inaugurata e messa in funzione a supporto della zona interessata. Fornirà acqua potabile pulita a tutte le utenze coinvolte. Situato a Belfiore l’impianto è costituito da 6 pozzi e diciotto chilometri di acquedotto.
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Finalmente acqua sicura e controllata entrerà nelle case degli abitanti delle province di Padova, Vicenza e Verona. Assenza completa di Pfas e parametri nella norma. Queste le buone notizie in un territorio che da anni si ritrovava senza acqua bevibile, né utilizzabile.
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La contaminazione era a tutti i livelli: delle acque superficiali, delle acque di falda e degli acquedotti pubblici da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas). Causate dagli scarichi industriali di un impianto chimico della zona fin dagli anni ’70/80. Con gravi conseguenze per la salute pubblica di tutte le province da almeno 40 anni.