Il lupo, una lunga storia che si snoda tra fantasia e realtà, oggi un’importante scoperta rimette le cose a posto
Il lupo appartiene all’immaginario collettivo delle favole, scritte perchè diventassero fonte di ispirazione per grandi e piccini. E’ sempre stato descritto come l’animale cattivo che, per esempio in Capuccetto Rosso, devia la bambina dal suo cammino e la porta nel bosco, per poi mangiarla.
Oppure, ancora oggi, il suo ululato nelle notti di luna piena, popola l’immaginario collettivo, facendo tremare anche i più coraggiosi. Si narra, in un’antica leggenda, che la Luna scese sulla terra, ma rimase impigliata tra i rami di un albero. Fu soccorsa da un lupo. La Luna si innamorò dell’anima del lupo, e prima di tornare al suo posto, rubò l’ombra dell’animale. Non voleva dimenticare la notte passata divertendosi, e da allora, il lupo, ululando, rivendica la sua ombra.
Il rapporto tra l’uomo e il lupo, nella vita reale, è sempre stato visto come conflittuale, un animale da cui proteggersi, un predatore pericoloso, soprattutto quando è in branco. In realtà, recenti studi stanno dimostrando esattamente il contrario.
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Dopo un lungo periodo in cui la specie era in serio pericolo di estinzione, anche a causa deli pregiudizi e della abitudini dell’uomo di cacciarli e abbatterli, dal 1970 circa il lupo sta tornando a ripopolare le nostre montagne. E’ una specie protetta da leggi nazionali ed internazionali, ed è importante continuare a mantenere una civile convivenza, in quanto la sua presenza nei boschi salvaguarda l’intero ecosistema montano.
All’Alma Mater di Bologna, alcuni ricercatori, hanno iniziato uno studio chiamato Fido e finanziato dalla National Geographic Society, in seguito al ritrovamento di alcuni reperti ritrovati nel sito di Cava a Filo, in provincia di Bologna. Questi reperti risalgono al tardo Pleistocene e permetteranno ai ricercatori di approfondire il percorso che ha portato all’amicizia tra uomo e cane.
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La dottoressa Elisabetta Cilli, docente del Dipartimento dei Beni culturali Dell’Alma Mater, afferma che:
“Il Dna antico, attraverso le analisi paleogenomiche, offre invece un’opportunità senza precedenti di ricostruire la variabilità genetica del passato, analizzando modelli evolutivi e dinamiche di popolazione come se avvenissero in tempo reale”.
Gli scavi riprenderanno il prossimo 5 Settembre e, dopo ulteriori approfondimenti, ne sapremo sicuramente di più. Intanto, dal DNA estratto dai campioni ritrovati nel sito, si è potuto stabilire un continuum genetico con i cani che oggi vivono con noi e ci fanno compagnia.