Per far crescere in modo sano la propria pianta di aloe vera occorre una giusta annaffiatura. Scopriamo la tecnica usata dagli esperti.
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L’aloe vera è una pianta affascinante, facilissima da coltivare e che non necessita di grandi accortezze. Le sue proprietà sono infinite: ad esempio, una delle caratteristiche che sorprendono di più è quella di purificare l’aria di casa. Basta metterla in appartamento e questa eliminerà le tossine che solitamente respiriamo. Inoltre, il suo gel possiede eccellenti proprietà cosmetiche.
Non è difficile trovare prodotti di bellezza o bevande a base di aloe vera, questo perché il suo gel denota spiccate proprietà curative. Per garantire una crescita sana della pianta, però, bisogna saperla annaffiare correttamente. A tal proposito, c’è una semplice tecnica per capire quando farlo. Diamo uno sguardo ai consigli degli esperti.
L’annaffiatura corretta per prenderci cura dell’aloe vera
Originaria dell’Africa, del Medio Oriente e dell’India, l’aloe vera appartiene alla famiglia delle Asphodelaceae. Ormai diffusa in tutto il mondo, sia per le sue proprietà benefiche che per la sua eleganza, l’aloe vera è una bella pianta da tenere in appartamento, oppure in giardino. Tuttavia, tante persone sbagliano con le irrigazioni, esagerando con l’acqua.
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C’è anche chi, al contrario, fornisce poca acqua, mantenendo la pianta secca per periodi troppo prolungati. Bè, in entrambi i casi, è sbagliato. Quantità troppo basse o troppo elevate di acqua, portano la pianta a seccarsi e a morire. Le irrigazioni devono seguire una tecnica precisa. Il tutto parte dall’osservazione delle foglie. Cosa significa?
Se queste sono raggrinzite e sottili, significa che si fornisce poca acqua alla pianta. Se sono marroni e mollicce, la pianta ne assorbe troppa. Le foglie, dunque, rivelano lo stato di salute dell’aloe vera, specialmente in base all’acqua che le diamo. Trattandosi di una pianta grassa, l’aloe immagazzina l’umidità nelle foglie stesse, in modo tale da sopravvivere alle alte temperature e ai lunghi periodi di secca.
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Le foglie, quindi, si modificano in base alla quantità di acqua, cambiano di aspetto e di consistenza. Qui entra in gioco l’importanza del terriccio, che deve essere granuloso e drenante. Le annaffiature devono essere regolari, ma solo quando il terriccio inizia ad asciugarsi. Se le foglie sono diventate marroni, significa che ormai sono marcite, e allora possiamo anche reciderle. In questo modo, il marciume non rischia di essere trasmesso ad altre foglie.