Il rischio idrogeologico è molto pericoloso, l’ambiente è condizionato e stravolto delle attività umane e mette a repentaglio la sopravvivenza.
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Le attività umane incidono profondamente sui cambiamenti climatici, ma non solo su questi, poiché vanno a intaccare direttamente il territorio, costruendo dove non si dovrebbe. Tutto ciò causa degrado nel suolo, lo rende più fragile, dunque più pericoloso. Con rischio idrogeologico si intendono tutti quei fenomeni causati dall’acqua.
L’acqua, a causa del degrado del suolo, provoca alluvioni, frane, smottamenti, valanghe, erosioni. In Italia subiamo fortemente l’impeto dell’acqua, a causa del dissesto idrogeologico diffuso su tutta la Penisola. Attività umana, deforestazione, densità demografica, urbanizzazione di territori fragili, abusitivismo edilizio, agricoltura nociva e, ovviamente, fenomeni naturali catastrofici, accentuano il fenomeno.
Questo fenomeno, negli anni, ha provocato migliaia e migliaia di vittime, a causa di valanghe, colate di fango, straripamento di fiumi, e molto altro ancora. Da una parte può essere controllato e gestito, effettuando controlli periodici sul territorio, adeguando i corsi d’acqua, intervenendo con lavori sulle colline e sulle montane. Inoltre, ricreando foreste e boschi.
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Le manifestazioni più frequenti di dissesto del suolo sono erosioni costiere, temporali con allagamenti, valanghe o mareggiate, tutto ciò che corrisponde a effetti indotti sul territorio dalla forza dell’acqua. Il rischio in Italia è molto rilevante, a causa dell’abuso edilizio, delle concessioni per costruire su territori fragili e non idonei all’urbanizzazione, e ai poveri controlli della rete idrica e dello smaltimento delle acque piovane.
Secondo i dati forniti da Ispra, si parla del 93% dei Comuni italiani a rischio frane e alluvioni. Le Regioni con valori più elevati e a rischio sono Toscana, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Veneto e Sicilia. Oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in aree ad alta vulnerabilità.
L’Italia deve contrastare l’abuso edilizio, ma non solo, la legge non deve permettere di costruire in zone a rischio, non permettendo la diffusione di zone urbane in punti delicati. Il dissesto idrogeologico, infatti, è causato maggiormente dalla scorretta costruzione di aree urbane.
Edifici, strutture, palazzine e quartieri, i quali non dovrebbero essere eretti in determinate zone. La colpa però non è soltanto dell’uomo, ma anche del territorio italiano stesso, ancora molto giovane, con le sue caratteristiche geologiche e morfologiche, e le frequenti attività sismiche.
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L’urbanizzazione deve seguire la conformazione del suolo, adeguarsi alla natura, per vivere in armonia con essa, senza stravolgerla. Eppure, tutto ciò non accade. Occorre ripristinare aree verdi e applicare le tecnologie più avanzate per non impattare troppo sul territorio. È importante costruire edifici più sostenibili, a minor impatto ambientale, e tutelare le zone a rischio attraverso leggi specifiche.