Ambientalismo e politica: è proprio inevitabile la correlazione ideologica? Una lettura in prospettiva sui problemi culturali del nostro tempo.
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Il Giornale si diletta in un arguto parallelo che vede la temperie ambientalista dell’ultimo decennio, giunta al parossismo nell’ultimo paio di anni, paragonata ad un’opera di evangelizzazione degenerata in proselitismo e propaganda politica.
Il quesito sorge spontaneo: perché la propaganda ambientalista, o il proselitismo, che dir si voglia (che andrebbe definito, meno biblicamente, sensibilizzazione), legato al tema dovrebbe essere un male?La questione è spinosa e controversa e siamo certi di non poterla liquidare con un solo articolo di giornale. Tuttavia qualcosa è bene che venga messo per iscritto.
Ambientalismo e politica: le tifoserie da stadio non risolvono il problema del surriscaldamento globale
Il fatto che l’ambientalismo sia divenuto parte di un reticolato pubblico di discorso dovrebbe al più rallegrare gli animi dal momento che l’estate di quest’anno è stata lì lì per degenerare in un genocidio di massa. Altra cosa è criticare la strumentalizzazione, la sempre necessaria pubblicità di cui si serve la società post-tecnologica e indutriale per far presa sul dibattito pubblico.
Nonostante la causa non sia deplorevole come quella della gran parte dei messaggi celati dietro certa propaganda politica, è sicuramente interessante sottolineare come il surriscaldamento globale, per essere preso sul serio, abbia avuto bisogno di vari sponsor e feticci ideologici spesso investiti di un potenziale che si è inevitabilmente intrecciato ad interessi economici (si, parliamo di Greta Thumberg senza l’ausilio di neologismi tipo “gretina” o “rompiballe“, assurdo).
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Ebbene sì, siamo nella società dei consumi, un fenomeno di tale portata mediatica andava monetizzato in qualche modo. La critica mossa dall’articolo agli imbientalisti, setta demoniaca, è quella di essere viasceralmente legati alla società occidentale secondo una modalità che sfiora l’edonismo.
Continua il pezzo affermando che costoro “scambiano la natura con le teorie provvisorie della scienza” e ancora “credono di essere niente di meno che i padroni della natura, capaci di regolamentarne temperature, clima, stagioni: come se la natura non fosse un eco-sistema vivo e variabile, ma un sistema razionale regolabile a piacere con una manopola.”
Bene, in queste affermazioni c’è talmente tanta confusione che l’imbarazzo blocca ogni possibilità di commento organizzato, ma proviamo. Ebbene sì, gli ambientalisi sono parte della civiltà occidentale, ed è proprio l’impossibilità di uscire dal logos capitalistico, dal modo di produzione sistemico e onnipervasivo del XXI secolo e di quelli addietro, ad essere contestato dal di dentro.
Per poter vivere una vita dignitosa la società occidentale ci ha messo nella condizione di non potervi non aderire a meno che non si voglia fare la fine dei reietti, degli inetti a vivere e degli emarginati. Facendo un giro per stazione Termini, a Roma, la redazione de Il Giornale potrà direttamente osservare gli effetti della mancata inclusione dell’umano non capitalizzabile riversi sulle strade della città. Si potrebbe organizzare una gita.
Probabilmente per essere ambientalisi bisogna essere clochard, è questo il senso di certe affermazioni (sic!). Ma andiamo avanti. Il fatto che le teorie della scienza siano in continuo divenire non le rende meno oggettive. Una teoria provvisoria è temporanea ma al contempo vera. Fornisce cioè un quadro oggettivo della situazione legata all’innazamento delle temperature globali, in questo caso, e agli inediti fenomeni metereologici che stanno interessando il mondo.
Ma la fede nella documentazione attiva di alluvioni, temperature oltre i 45 C°, fiumi in secca, e raccolti devastati fa parte di un teatrino alla truman show al quale si votano gli edonisti dell’occidente no? Si riporta qui un’indagine sulla situazione climatica che ha interessato i territori di India e Pakistan ma attenzione a credere che la natura sia stata irreparabilmente modificata nei suoi equilibri da tonnellate giornaliere di emissioni tossiche, idrocarburi e polveri sottili immesse nell’armosfera.
Ricordate! La scienza elabora teorie provvisorie, mica vere! La natura mica è stata intaccata nei suoi equilibri fisiologici dall’operato della società occidentale tutta, non c’è una manopola! La natura è sì un ecosistema vivo e variabile, ed è pertanto fisiologicamente portato a perpetuare l’istinto comune a tutte le specie viventi, quello di sopravvivere.
Se le condizioni naturali attuali sono ritenute aderenti alle condizioni entro cui la natura è in grado di assicurare cibo, acqua, sole e tutto il necessario alle sue specie viventi, vegetali e non, allora ok, abbiamo valutato male la situazione. Il problema è che resterebbero inspiegate troppe cose.
Come mai mai gli uccelli migrano in cerca di ambienti più favorevoli, perchè in Pakistan cadono stremati al suolo come nei migliori passaggi dell’Apocalisse, perchè i corsi dei fiumi sono oggi distese di ciottoli e come mai le foreste vanno a fuoco.
Mah, anche la natura sarà un’edonista della civiltà occidentale, di un’edonismo froidianamente masochista, però. Altro aspetto sottolineato è che chi è di sinitra è embientalista e che quindi un sillogsimo simile non va bene perchè così si fa dell’ideologia.
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Ma non è forse un’affermazione del genere volta a rafforzare un’impasse ideologica con una critica anch’essa di proporzioni demagogiche inestimabili? La dichiarazione che sarebbe opportuno portare a frutto suona così: per essere ambientalisti si può anche essere di destra senza necessariamente votarsi al derelitto PC.
Ok, Marx non c’è più e la lotta di classe ha preso la forma dell’ambientalismo (per alcuni). Se la tutela dell’ambiente rappresenta una necessità meno urgente rispetto alla critica alla ipotetica maggioranza degli ambientalisti suppostamente fidelizzati alla sinistra hegeliana ok, ma la teoria filosofica e politica se propedeutica alla risoluzione di un problema gravoso come l’attuale situazione climatica, non dovrebbe essere un problema, o no?
Lo facciamo un passo avanti? Per essere ambientalisti basta riconoscere i danni inferti sull’ecosistema natura dal nostro sistema produttivo, fatto di sperequazione, sfruttamento e mero interesse ideologico, come dimostra l’articolo de Il Giornale, che ringraziamo per l’occasione di replica indirettamente fornita.
Insomma, per rendersi conto di differenze di classe (attualissime), pozzi per l’estrazione di petrolio, falde acquifere inquinate e trivelle che rendono la vita degli abitanti impossibile, non bisogna per forza leggere il Capitale di Marx o citare tutto il memoriale dei filosofi esistiti ed esistenti, basta vivere una giornata del nostro millennio per convincersi che qualcosa, fino ad ora, è andato storto.