La baia di Taiji, a sud del Giappone, si sono riempite nuovamente di sangue di delfini a causa della tradizione mattanza del Sol Levante
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Qualche mese fa vi avevamo raccontato della Grindadráp, ovvero la mattanza dei delfini che avviene nelle Isole Fær Øer. Purtroppo, questa, non è l’unica terribile caccia a questi bellissimi animali. Infatti nei giorni scorsi è iniziata la loro caccia nel Sud del Giappone che hanno tinto nuovamente le acque delle baia di Taiji di sangue. Ma non solo perché questi vengono massacrati per essere mangiati o catturati per essere rinchiusi nei parchi acquatici.
Una mattanza che è appena all’inizio visto che durerà per ben 6 mesi e che permetterà la caccia a oltre 1800 esemplari. Questa terribile pratica è iniziata molto anni addietro e, nonostante le proteste degli attivisti, nessuno è riuscito a fermarli. Anzi la situazione negli ultimi anni è peggiorata tanto che la baia, oltre ad essere presidiata dalle guardie poste per allontanare chi vuole documentare quello che succede, è stata recintata con filo spinato.
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Ma nonostante le azioni messe in atto, da inizio mese i volontari di Dolphin Project, un’organizzazione no-profit, stanno facendo vedere al mondo intero le terribili azioni dei cacciatori di delfini. L’ONG ha spiegato, con un post su Facebook, come solo al secondo giorno di questa caccia, lunga 6 mesi, 9 delfini di Risso sono stati rubati dall’oceano dopo indicibili torture. Addirittura il direttore di Life Investigation Agency “ha sentito i loro ultimi respiri sulla spiaggia mentre il loro midollo spinale veniva perforato. Tutti e nove i corpi sono poi stati trascinati per la coda al sindacato dei pescatori per essere massacrati“.
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Gli animali che non vengono uccisi, vengono poi catturati e venduti agli acquari e ai parchi acquatici dove vengono rinchiusi. Dolphin Project, per fermare questa terribile mattanza, ha presentato una petizione alle autorità nipponiche affinché si abolisca questa tradizione. Sempre in questi giorni l’Onlus MareVivo ha lanciato un’altra petizione su Change.org