Supermajors, spendere 1 dollaro al giorno contro le aziende di petrolio e gas

I colossi dell’industria petrolifera sotto azione legale. Il consiglio comunale vuole far pagare i costi legati ai danni sull’ambiente alle supermajors.

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Dollaro americano – Foto di Michael Kauer da Pixabay

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Finalmente qualcosa di concreto si muove. Mentre in Italia il presidente della regione Basilicata Vito Bardi stringe accordi con Eni, Total e Shell per garantire la continuità di trivellazioni, estrazioni petrolifere e raccolta di idrocarburi, a Vancouver, in Canada, si muovono le prime azioni legali ai danni delle major di gas e petrolio.

Ad aver unito le proprie forze contro i colossi della distruzione ambientale sono il consiglio comunale di Vancouver e l’associazione di avvocati della West Coast Environmental Law. Facciamo il punto della situazione.

Supermajors: l’azione legale sostenuta dal consiglio di Vancouver e gli avvocati della West-Coast. La legge cita in giudizio le majors del petrolio

Sue big oil vancouver
Vancouver (Foto di yoki kim da Pixabay)

La campagna con cui si citano a giudizio le supermajors degli idrocarburi cade sotto il nome di “Sue Big Oil”, letteralmente “causa alle grandi compagnie petrolifere”. L’azione legale è sostenuta dal consigio comunale di Vancouver, Canada, insieme all’associazione di avvocati della West Coast, West Coast Environmental Law.

L’obiettivo condiviso è quello di far pagare alle compagnie citate in giudizio i danni inferti all’ambiente dalle continue attività estrattive e immissioni nocive. Le ragioni di tanta determinazione si rintracciano nelle temperature registrate nell’estate appena trascorsa e quella precedente ancora sul territorio, nella fattispecie centrale è l’episodio di Lytton.

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Lytton è un piccolo paese vicino Vancouver che nell’estate del 2021 è andato letteralmente in fiamme in soli 15 minuti. Le fiamme non hanno arrestato la loro corsa. Ancora oggi sulle montagne contigue vi sono focolai attivi che gli elicotteri cercano di tenere a freno.

Camminando per Lytton lo scenario dà i brividi: alberi carbonizzati, case devastate dalle fiamme, detriti, recinzioni. Questa la cartolina della ridente cittadina canadese. Dal 2021 non è stato fatto praticamente nulla e, al di là delle mancanti opere di bonifica, il consiglio comunale di Vancouver ha rintracciato il colpevole del reato doloso alla base della tragedia.

Chi è il responsabile dell’innalzamento delle temperature, se di solo un responsabile è lecito parlare? L’uomo, in generale, le compagnie petrolifere, nel particolare. Le “Supermajors”, le “Big Oil” companies che non hanno di fatto arrestato le proprie operazioni, seppur consapevoli dei loro effetti sul clima della cittadina già da decenni.

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La votazione, già conclusasi con esiti favorevoli, dovrà ripetersi ad ottobre in occasione dell’elezione del nuovo consiglio comunale. Vancouver, il suo consiglio, ha stanziato 660.000 dollari a sostegno della causa, racimolati grazie alla partecipazione attiva dei cittadini che hanno contribuito con un dollaro pro capite.

Se la causa dovesse essere vinta dagli avvocati schierati in difesa dell’ambiente e dal Consiglio della città, il ricavato verrebbe utilizzato per ricostruire il muro di cinta della città di Lytton e per pensare nuove soluzioni protettive contro le alte temperature.

Jay Averill, portavoce dell’Associazione dei produttori di petrolio, dichiara paradossale la scelta del comune canadese, dal momento che si rifornisce per lo più da fonti rinnovabili di energia. Se questo è vero è pur vero che le majors sono presenti sul territorio e portano avanti le loro attività estrattive. Lytton è la manifestazione concreta degli effetti deteriori del loro operato.

 

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