Amazzonia, toccato il punto di non ritorno, lo studio (agghiacciante) lascia senza parole

La situazione dell’Amazzonia è davvero allarmante, secondo uno studio è stato da poco toccato il punto di non ritorno.

allarme foresta Amazzonica
Incendio nella foresta (Pixabay)

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Realizzato dagli studiosi dell’Amazonian Network of Georeferenced Socio-Environmental Information, è stato da poco diffuso uno studio che riporta la situazione agghiacciante in cui versa la foresta pluviale più importante del pianeta. I ricercatori, agendo insieme alle tribù indigene della foresta amazzonica, hanno raccolto informazioni importantissime sullo stato di salute del territorio.

Ciò che emerge è la sparizione di una parte enorme di foresta pluviale. Il vuoto lasciato dalla sparizione di migliaia di alberi mette a rischio l’intero pianeta, dato che l’Amazzonia è considerata il polmone del mondo. Il titolo utilizzato dal report fornito dai ricercatori è allarmante: Amazonian against the Clock, ossia una corsa contro il tempo per la salvezza dell’umanità.

Corsa contro il tempo per salvare l’Amazzonia dalla distruzione

Amazzonia pericolo deforestazione
Vegetazione rasa al suolo (Pixabay)

Si tratta di una situazione terrificante, uno stato di emergenza assoluto che dovrebbe spronare tutti i potenti della Terra ad agire tempestivamente, prima che sia troppo tardi. La deforestazione non si ferma, portando via intere aree verdi. Il problema è che queste aree distrutte non hanno più le capacità di rigenerarsi.

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Gli scienziati parlano di “savanizzazione“, a indicare la precarietà della vegetazione. Una volta spariti, gli alberi non ricrescono, e il terreno non è in grado di produrre vegetazione. Significa che, una volta distrutto il territorio, non resta altro che terra bruciata e arida. Le conseguenze di tale accadimento le conosciamo tutti: assenza di ossigeno, distruzione dell’ecosistema, morte della fauna.

allarme Amazzonia
Zona di accampamento nella foresta (Pixabay)

Tutto ciò mette in squilibrio il mondo intero, causando una crisi climatica e l’impennata delle temperature. Il polmone verde della Terra è in serio pericolo, basti pensare che la foresta amazzonica si estende in ben nove nazioni del Sud America, ma soltanto in due, Guyana e Suriname, è ancora intatta almeno al 50%.

Nei restanti Paesi, l’Amazzonia è ormai ridotta a meno della metà della sua estensione. Brasile e Bolivia sono i Paesi che stanno causano la maggior parte dei danni, distruggendo aree sterminate di vegetazione, senza contare i numerosi incendi provocati sia dall’uomo che dalle alte temperature. Soltanto nell’estate appena trascorsa, gli incendi sono stati centinaia e hanno infranto il record storico.

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Occorre intervenire, il punto di non ritorno è stato già oltrepassato, me antro il 2030 bisogna tutelare almeno il 50% restante della foresta pluviale. Bisognerebbe fermare Bolsonaro, presidente del Brasile, principale responsabile della deforestazione. La sua amministrazione, infatti, a causa di scelte politiche scellerate, ha causato una deforestazione senza precedenti. Il tutto, per dare spazio a monocolture e miniere.

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