Oggi lo smartphone è diventato un dispositivo fondamentale per ognuno di noi, purtroppo ha una “data di scadenza”
Il telefonino è, ormai, un oggetto di uso comune. Chiunque si incontri per strada, sul pullman, in metro, sul treno, è perso nel monitor dello smartphone, o chiuso in un’interminabile telefonata. E’, indubbiamente, un’invenzione che ha modificato il nostro stile di vita personale e professionale, tanto che riusciamo difficilmente a privarcene.
Eppure, il costo medio di un telefonino è piuttosto alto, ma questo sembra non essere un problema. Nel momento in cui quello che possediamo si rompe, o non è più abbastanza veloce, o non è più all’ultima moda, corriamo ad acquistarne un altro.
Qual’è la vita media di un smartphone?
La realtà dei fatti, è che, quando lo smartphone, esce dalla fabbrica, nuovo e super lucido, ha gia la sua fine segnata. Dopo 3 o 4 anni, il telefonino inizia a manifestare i primi “acciacchi”, in alcuni casi smette proprio di funzionare, e rimaniamo senza il nostro migliore amico.
E’ la data di scadenza che ogni fabbrica decide per ogni prodotto che verrà venduto. E’ il fenomeno della obsolescenzaprogrammata. Una pratica ormai comune e sempre più diffusa, alla faccia del: ” proteggere l’ambiente è un dovere di tutti”.
Geoffrey Fowler, editorialista dell’ Washington Post, in un articolo di qualche giorno fà, affronta la questione dopo aver iniziato un’indagine di mercato che lo ha portato nelle aziende poco green di prodotti tecnologici.
Le domande che il giornalista ha posto a importanti aziende del settore, sono state due e molto semplici: quanti sono i cicli di ricarica di una batteria, prima che inizi a mostrare i primi sintomi di cedimento, scendendo sotto l’80% della sua capacità; e se è possibile, in questo caso, sostituirla.
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Spesso, se non per ogni tipo di telefono, le batterie non possone essere nè rimosse, nè sostituite. Di conseguenza, nel momento in cui perdono efficienza, non rimane altro che sostituire l’intero telefonino.
Naturalmente questo incide non poco sulle nostre tasche, ma anche l’ambiente non ringrazia. Gli oggetti hi-tech, sono tra i prodotti più inquinanti in commercio. Il loro smaltimento è molto difficoltoso e costoso.
Da qui è partita la proposta: perchè non indicare sulla confezione la data di scadenza dello smartphone, come si fà già, del resto, per molti altri prodotti? In questo modo l’utente finale potrebbe scegliere un’alternativa più responsabile e sostenibile.
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Esiste già almeno un’azienda che ha scelto la strada della lunga durata e della sostenibilità. Si può trovare in commercio uno smartphone con batteria removibile e sostituibile. Non solo, nel 2020 è stato finanziato un nuovo progetto per la produzione di telefonini con il 25% di materiale reciclato.
Del resto, non ci sono molte alternative. L’importanza del rispetto dell’ambiente ormai fa parte di noi, l’ultimo passo è cominciare in modo concreto a scegliere di conseguenza. E la durata e lo smaltimento degli smartphone è una strada obbligata per risparmiare spazzatura al nostro pianeta.