L’attività venatoria è stata posticipata. Non vale per tutta Italia, ma solo per queste regioni specifiche.
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Quando parliamo di attività venatoria stiamo parlando di tutte quelle attività che riguardano l’esercizio della caccia su tutto il territorio. La caccia, infatti, è un tipo di attività regolamentata nei minimi dettagli, proprio per proteggere la fauna selvatica da un abuso di questa attività.
Per poter cacciare, infatti, è necessaria l’abilitazione all’esercizio venatorio, così come il rispetto del relativo calendario venatorio. Inoltre, ogni regione ha i suoi standard ed i suoi regolamenti, motivo per cui le decisioni a riguardo sono a sé stanti.
Ebbene, negli ultimi giorni è stato depositato un decreto cautelare che stabilisce che il periodo di caccia venga posticipato, ma solo in alcune regioni italiane. Vediamo di quali si tratta.
Attività venatoria posticipata in Umbria e Lombardia: le decisioni delle regioni
I TAR Regionali (Tribunale Amministrativo Regionale) di Umbria e Lombardia hanno finalmente deciso di sospendere l’avvio della stagione venatoria, fino ad oggi fissato per il 18 settembre.
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Per ora lo stop alla caccia è stato stabilito fino al 4 ottobre, il tutto grazie alle ripetute richieste di diverse associazioni ambientaliste, come Lipu, WWF, Lagambiente ed Enpa.
Le richieste inoltrate erano volte a proteggere determinate specie dal pericolo della caccia, tra cui alcuni volatili come la quaglia, il fagiano, il tordo sassello, la gallinella d’acqua, il germano reale, la beccaccia ed il beccaccino.
Nello specifico in Lombardia, per quanto riguarda la beccaccia, è stato stabilito un carniere massimo stagionale che si applica ad ogni cacciatore, pari a 20 esemplari.
Secondo le associazioni ambientaliste è inammissibile infatti che si continui a minare la proliferazione della fauna selvatica. La stessa fauna – secondo le associazioni – in questo modo non sarebbe altro che mero materiale volto all’ottenimento di più voti elettorali.
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Le imminenti elezioni, infatti, non fanno altro che dare nuovi pretesti per manovre volte all’ottenimento di maggiori voti da parte di un determinato pubblico, interessato principalmente ai permessi di caccia e non tanto alla salvaguardia dell’ambiente.