Stufe a pellet, arriva il bonus tanto atteso: non perdere questa grande opportunità

L’inverno è alle porte e con lui arriva finalmente una buona notizia. Bonus stanziati dal governo sulle stufe a pellet, facciamo il punto.

Stufa bonus pellet
Stufa (Foto di malcolm west da Pixabay)

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Mai come in questa annata l’inverno è argomeno tabù. E perchè mai? Semplice, il caro prezzi sul gas conseguenza dalla crisi energetica ha generato un’inflazione galoppante su scala europea che sta mettendo in ginocchio centinaia di italiani.

Il governo ha provveduto a stanziare dei palliativi ad un problema che si configura oggi come un enorme elefante nella stanza dell’economia europea. Ma vediamo nel dettaglio in che modo l’Italia verrà aiutata.

Stufe a pellet: il governo scende in campo per le famiglie italiane contro l’inflazione

Stufa bonus italia
Nord-Italia – Foto di Stefano Ferrario da Pixabay

Nelle ultime settimane il web è stato tempestato, e a ragione, di articoli sull’aumento del costo del pellet e della legna per i sistemi di riscalamento a combustione. E’ tutto vero. Con il tanto improvviso quanto insostenibile aumento dei prezzi del gas molte famiglie italiane hanno ben pensato di orientarsi verso il truciolato di legna. Il risultato?

Il pellet e la legna grezza stanno letteralmente andando a ruba. I magazzini faticano a riempire i propri slot, gli stoccaggi tardano ad arrivare, e, come ogni merce divenuta preziosa, il prezzo della materia prima è salito alle stelle. Con l’abbandono delle vecchie care caldaie a gas, la stufa a pellet è diventata la quintessenza degli inverni del XXI secolo.

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Sembra un’esagerazione, ma da quando è scoppiata la guerra in est-Europa, sanzioni e provvedimenti politici hanno portato a questa realtà di fatto. La stufa a pellet rappresenta una scelta green, fra le altre cose, ma il passaggio non è stato di certo incoraggiato dal senso etico dei cittadini.

Il prezzo di una stufa a pellet ad aria si stanzia attorno ai 1500 euro, per le alternative più economiche, ai 3.000 per quelle più avanzate. Se l’impianto prediletto è ad acqua, il prezzo sale sino ad un picco di 4.000 euro in base alla dimensione dell’apparecchio.

C’è da tenere a mente poi il costo per la costruzione dell’impianto, che si aggira attorno ai 300 euro, e della canna fumaria, che si stanzia sui 30 euro per metro quadro. A tutto ciò si sommerà chiaramente il costo della materia prima protagonista dell’opera tutta: il pellet.

Proviamo a fare una proporzione: un sacchetto da 15 kg di pellet viene venduto sul mercato a circa 15 euro, va da sè che il costo si aggirerà attorno all’euro per chilo di pellet. Ma non disperiamo, esistono dei Bonus e degli incentivi pensati apposta per questi meccanismi sostenibili di riscalamento.

Gli immobili già iscritti al catasto (o in corso di approvazione) che vengono sottoposti ad interventi di riqualificazione energetica, possono usufruire di detrazioni fino al 65%. Si parla di un massimo di 30.000 euro stanziati dal governo in ottemperanza al decreto aiuti, l’iniziativa cade sotto il nome di Ecobonus.

Si può usufruire del Bonus sul 50% della spesa anche in caso di ristrutturazione edilizia (tetto massimo: 96.000 euro). La stufa in questo caso dovrà garantire un rendimento del 70%, non inferiore. Fino a qui, tutto bene. Il problema è che per accedere al Bonus bisogna soddisfare almeno un essenziale prerequisito.

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Per poterne usufruire l’impianto dovrà essere tassativamente installato entro e non oltre il 31 dicembre del 2022, entro l’anno corrente, quindi. La regione Lombardia, per incentivare ulteriormente questo tipo di manovra e farsi pionera del cambiamento, ha stanziato un contributo di 12 milioni di euro a fondo perduto.

10 milioni del fondo sono destinati a persone fisiche, 1 milione per ciascun ente del terzo settore, le piccole e medie imprese. Per usufruire del bonus è necessario presentare domanda entro il 15 settembre ed aver previamente inviato al GSE (Gestore dei servizi energetici) la richiesta per l’ottenimento del contributo. Il contributo è sancito dall’art. 4, comma 2, lettera B, del DM 16 febbraio 2016 poi approvato dalla Giunta regionale il 30 novembre del 2021.

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