Quella degli allevamenti intensivi è una prassi oggetto di polemica da molto tempo ormai, ma mai abbandonata. Il 25 settembre si potrà finalmente votare contro o a favore dello sterminio programmato.
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Con l’autunno a cadere non sono solo le foglie, il tentativo della politica è quello di lasciare al suolo l’obsoleta pratica industriale (o tortura) degli allevamenti intensivi.
Ma è davvero così? Saranno i cittadini a votare a favorevolmente, o meno, la tutela sancita costituzionalmente degli animali da reddito. Facciamo il punto.
Allevamenti intensivi: una disputa annosa che aspira all’abbandono delle pratiche intensive di eliminazione animale
Tutto questo parlare di allevamenti intensivi fa tornare a mente quello che nella Germania nazista di metà 900 suonava come “la soluzione finale” del dittatore forse più noto della storia: Adolf Hitler. Eppure siamo in Svizzera, paese fortunato verrebbe da dire, dal momento che i cittadini sono chiamati al voto per esprimere il loro assenso o dissenso in materia.
La pratica degli allevamenti intensivi è la più diffusa su scala globale, è quel meccanismo che consente la produzione e ditribuzioni su scala globale di generi animali. Perchè “intensivi”? Perchè, appunto, questi allevamenti mirano ad intensificare la produzione di bestiame e di prodotti di derivazione animale, come latte e uova, ad esempio.
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L’iniziativa vuole che la tutela della dignitià dell’animale, in quanto essere vivente, sia sancita dalla Costituzione, quantomeno su suolo svizzero. L’Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria richiede espressamente la regolamentizzazione di norme contrarie alla detenzione animale a scopo agricolo.
L’allevamento in forma intensiva di fatto prevede il confinamento di più animali della stessa specie sotto un unico tetto, di solito un capannone industriale, dove a causa della densità numerica non vengono garantite le norme basilari d’igiene (come lo smaltimento delle deiezioni) e neppure la metratura di terreno scoperto che andrebbe garantita ad un animale per vivere e respirare.
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Spesso gli allevamenti diventano focolai di malattie ed infezioni anche a causa degli esemplari che muoiono durante la permanenza. La performatività produttiva richiesta agli animali rende spesso necessario il ricorso ad elementi chimico-farmaceutici per l’alimentazione del bestiame di modo da incrementarne la resistenza allo stress e favorirne il benessere artificiale.
Una delle abitudini in questi campi è solitamente quella di impedire agli animali di andare a dormire lasciando accese le luci dei capannoni di modo da costringerli a continuare con le attività diurne. Al di là del giusto e dello sbagliato, c’è sicuramente da riconoscere che una simile pratica d’allevamento di naturale e rispettoso ha ben poco. Mentre l’Italia il 25 settembre voterà per le elezioni governative, la Svizzera potrà scrivere finalmente la parola fine sulla storia di un tema così controverso.