Ogni anno vengono uccisi illegalmente milioni di uccelli, la Lipu si scaglia ancora una volta contro il bracconaggio.
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Purtroppo, il bracconaggio è molto diffuso in Italia e tantissime specie protette di uccelli sono uccise illegalmente. Uomini senza scrupoli sono dediti a questa attività, uccidono o catturano uccelli, e per farlo, utilizzano tecniche barbare che andrebbero punite con pene severissime.
Colla sui rami per far incollare le zampette dei poveri uccellini, uccelli congelati e catturati con richiami acustici, o con reti poste tra gli alberi. E ancora, l’utilizzo di cardellini in gabbia come esca per richiamare altri uccelli. Insomma, gente che non si fa scrupoli e che infrange la legge di continuo. Un fenomeno, quello del bracconaggio, che non si riesce a frenare.
Una legge datata 1992, stabilisce che la caccia a uccelli di specie protette è illegale, poiché la fauna selvatica è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale. La caccia è consentita solo se non contrasta con la conservazione della fauna. Gli animali selvatici sono proprietà dello Stato, e possono essere abbattuti solo a seguito di un provvedimento, nel rispetto della legge.
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Le specie di volatili a rischio sono 98, tantissime, e non si possono catturare né cacciare. Eppure, la loro uccisione prosegue, per colpa dei bracconieri, ma anche per colpa di molti cacciatori con regolare licenza. Ogni anno, secondo le stime fornire dalla Lipa, la Lega Italiana Protezione Uccelli, sono uccisi circa 5 milioni di uccelli. Un numero enorme, di cui l’Italia vanta il triste primato in Europa.
Sono uccisi non solo allodole, merli, tordi, cardellini, pettirossi, ma anche rapaci, come gufi, falchi, poiane o nibbi. I rapaci sono cacciati perché pericolosi per gli allevamenti di piccioni e di galline. Ma vittime della caccia indiscriminata sono anche le rondini o gli aironi, e addirittura gli ibis eremiti, considerati quasi estinti e per questo motivo reintrodotti dalla UE su tutto il territorio.
La maggior parte degli uccelli sterminati sono uccisi per poi essere venduti nei ristornati. I bracconieri non sono molti, eppure creano danni enormi alla fauna. Legambiente denuncia una media di 250 illeciti al mese riguardanti la caccia in generale. Le pene per tali gesti ci sono, e sono anche severe, ma è difficile applicarle.
Chi commette reato rischia una reclusione da uno a sei anni e una multa di centinaia di euro. Un cacciatore con licenza, invece, se abbatte una specie protetta, rischia una reclusione da tre mesi fino a un anno, e una multa che supera anche i 2 mila euro.
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Tuttavia, è molto difficile intervenire e cogliere il bracconiere sul fatto. Secondo Legambiente, ne viene preso uno su venti. Purtroppo, le regioni non intervengono concretamente per contrastare il problema, tanto da lasciare impuniti diversi reati. Il 50% del bracconaggi in Italia avviene in sette aree precise, definite black spot. Qui avviene più de 50% del bracconaggio.