I gatti sono molto simili all’antenato selvatico da cui derivano e i loro comportamenti e la loro autonomia rendono sempre più evidente la loro voglia di libertà.
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Anche se per convenzione si è soliti classificare i gatti come animali “domestici” o “da compagnia”, questi meravigliosi felini sono ancora molto simili ai gatti selvatici da cui derivano ma si adattano (in molti casi) alla vita con noi umani. Lo dimostrano recenti studi, dai quali è emerso con grande evidenza come a livello genetico i gatti moderni non presentino grandi differenze rispetto ai loro antenati selvatici. I loro comportamenti, la loro autonomia e la costante esigenza di libertà ce ne offrono costante conferma..
Cosa si rischia se il gatto invade il giardino del vicino
Qualsiasi persona la mattina si vuole godere il proprio caffè in pace. Ma il nostro vicino, dopo l’ennesima invasione notturna del nostro pelosetto potrebbe non essere pienamente d’accordo e, oramai esausto, valuta una controffensiva. E proprio qui, che potrebbero iniziare i veri problemi.
Infatti la Corte di Cassazione ha stabilito che se il gatto si intromette e reca fastidio nella proprietà si sta commettendo un reato. O meglio, è il padrone dell’animali, in quanto responsabile a commetterlo. Un reato che può arrivare anche alle accuse di stalking e dunque al carcere.
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Viene però da chiedersi se i gatti che vivono con un compagno umano siano realmente liberi. Possono, ad esempio, vagare per il quartiere, aggirandosi nei giardini dei vicini di casa? Cosa prevede la legge a riguardo? Anche se è difficile immaginare di contenere la voglia di libertà dei nostri amati felini, la normativa italiana non consente loro di aggirarsi per le proprietà altrui.
In altre parole, se il vicino di casa si lamenta perché un gatto altrui si introduce nel suo giardino, per la nostra legge ha ragione.
La legge e l’articolo 612 bis del Codice penale
La legge in merito all’invasione del gatto è chiara “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita“. Che secondo la Corte di Cassazione si configura nel reato stalking.
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Anche se sembra difficile da credere, le incursioni dei gatti nel cortile di un vicino hanno portato persino alla condanna di una donna per il reato di stalking. Il caso, ovviamente, è estremo, perché la persona in questione, come risulta dalla sentenza della Cassazione penale n. 25097 del 2019, liberava volontariamente i gatti nella proprietà della vittima, con gravi conseguenze sul piano igienico e con pesante disturbo.