Nord Stream, i possibili danni ambientali: facciamo il punto dells situazione

Nel mar Baltico i gasdotti Nord Stream 1 e 2 stanno causando non pochi problemi. Ma cosa sta succedendo di preciso? Facciamo il punto.

Nord stream metano gas
Mar Baltico – foto da pixabay

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Nelle profondità del Mar Baltico passano i gasdotti controllati dall’anzienda Svizzera Nord Sream AG, gli stessi che collegano Vyborg, in Russia, a Greifswald, in Germania.

Risalente al 2005, il gasdotto è indipendente dal colosso energetico russo Gazprom. In questi giorni è successo qualcosa di apparentemente inspiegabile e, si vocifera, probabilmente doloso. Che sta succedendo?

Nord Stream: fra illazioni e danni ambientali concreti

Nord Stream metano in acqua
Metano in acqua – foto da pixabay

I gas dotti situati nelle profondità del Mar Baltico che collegano Russia e Germania sono due, il Nord Stream 1 e il Nord Stream2. Sono state registrate in questi ultimi giorni ben 3 fughe di gas provenienti dai rispettivi gasdotti, l’accadduto sarebbe da ricondursi a del gas naturale rimasto intrappolato nei gasdotti e poi fuoriuscito per la pressione.

C’è infatti da considerare che al momento dell’incidente i due gasdotti non erano in funzione. L’azienda Nord Stream ha parlato di danni senza precedenti tanto per l’incidente in sè quanto per i danni ambientali che sono sua diretta conseguenza. Le fughe di gas sono a base di metano, un gas che, se superate quantità irrisorie, è capace di determinare importanti e deleteri cambiamenti per l’ecostistema marino tutto.

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La Commissione Europea si è dichiarata fortemente preoccupata per l’accaduto. Il metano è responsabile degli effetti devastanti del cambiamento climatico in special modo per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico. Il report relativo ai danni arriverà a seguito delle analisi portate avanti dalla marina militare dei due stati implicati.

La quantità di gas disperso in acqua sembrerebbe notevole. La biologa marina Irene Novaczek afferma che una quantità di gas metano superiore a 1mg per litro introduce livelli di tossicità nell’acqua insostenibili dalla fauna ittica. Il metano stordisce i pesci determinando sintomi da avvelenamento in poco tempo.

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Nei giorni a seguire è molto plausibile che dovremmo fare i conti con una generale moria di crostacei, pesci e molluschi in genere. Il plankton è invece capace di resistere alla concentrazione se non si spinge oltre i 2 mg per litro. La reale quantità della fuoriuscita deve ancora essere definita con scienza, i danni, però, ci saranno per certo.

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