Sembra dimostrato che le lumache di mare abbiano un intricato processo neurologico in grado di conservare i ricordi
Sappiamo bene che tutto ciò che accade nel nostro mondo risponde a leggi ben precise. Gli scienziati continuano le loro ricerche per cercare di comprenderle. Siamo ancora agli albori della vera conoscenza scientifica, non solo per l’aspetto materiale ma anche per quello metafisico.
L’aspetto magico della natura dell’essere vivente dunque, con questi presupposti, è assolutamente vero anche se ancora inspiegabile. Un’ambito molto affascinante è quello che riguarda la memoria, e a tal proposito è stata condotta una ricerca che ha dato risultati inattesi sulla lumaca di mare.
E’ un mollusco gasteropode della Famiglia delle Aplysiidae, il cui nome scientifico è Aplysia californica. Il premio Nobel Eric Kandel scelse questa lumaca per studiare l’apprendimento e la memoria. sia perché i segnali elettrici che i neuroni si inviano sono simili a quelli dell’uomo, sia per la semplicità del suo sistema nervoso composto da soli 20.000 neuroni.
Non si tratta di un sistema particolarmente complesso, eppure, nonostante questo, pare che sia in grado di mettere in atto una serie di processi intricati, che apparentemente non dovrebbe riuscire a fare.
Lo scienziato dimostrò che l’Aplysia è capace di una varietà insospettabile di sistemi e processi mnemonici, sia associativi che non associativi, producendo variazioni biochimiche che stimolano le trasmissioni sinaptiche.
Proprio come gli uomini, questa specie di lumache, mantiene vivi i ricordi basandosi sulle emozioni o gli insegnamenti che ne scaturiscono, e mette in ordine le esperienze in base all’intensità ed all’importanza.
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I ricercatori hanno condotto lo studio su due gruppi differenti di molluschi, A e B. In un primo momento si è studiata la risposta agli stimoli esterni. Nel momento in cui toccavano le antenne del gruppo A, ossia il gruppo di controllo, si ritraevano per un breve periodo per poi tornare nella posizione di partenza.
Nel secondo gruppo hanno utilizzato un leggero shock elettrico, e hanno notato che, le antenne rimanevano ritratte molto più a lungo, per quasi un minuto. Successivamente, i ricercatori hanno estratto dell’RNA dai neuroni delle lumache del gruppo B e lo hanno iniettato in alcune del gruppo A.
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Hanno notato allungamento sorprendente dei tempi di ritrazione delle antenne, comparabili con quelli del secondo gruppo. Lo stesso procedimento, fatto iniettando RNA, preso dai neuroni di molluschi del primo gruppo, in altri individui di controllo, non ha comportato alcun cambiamento percepibile.
Questo risultato è abbastanza clamoroso, perché potrebbe suggerire come l’RNA giochi un ruolo molto importante nella memoria, magari anche in quella dell’essere umano. Nella comunità scientifica c’è, comunque, molta reticenza. Nonostante tutto, gli studi continueranno nei prossimi anni, e, a noi, non rimane che attendere i risultati.