Piante velenose, queste sono simili ad alcuni ortaggi: occhio a NON MANGIARLE

La natura ci regala tantissime piante benefiche e commestibili, bisogna, però, conoscerle per non incorrere in brutte sorprese

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Spinacio-Mandragola (Pixabay)

In natura ci sono moltissime varietà di piante, ortaggi, frutti, fiori, funghi, legumi, bacche, radici e semi che sono commestibili. Ce ne sono altre, invece, che pur somigliando a quelle che normalmente mangiamo, sono tossiche e velenose.

Per veleno si intende una sostanza che, attraverso un meccanismo chimico. quando viene assunta da un organismo vivente, ha effetti dannosi temporanei o permanenti, fino ad essere anche letali. Se ci avventuriamo nei boschi o nei prati a raccogliere erbe, facciamo molta attenzione a non sbagliarci.

Gli effetti indesiderati delle piante tossiche

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Zafferano – Colchico autunnale (Pixabay)

Per produrre effetti sull’organismo il veleno deve mescolarsi col sangue. Ciò avviene con l’assorbimento delle tossine dalla mucosa gastroenterica e respiratoria. Oppure dalla pelle quando vi sono ferite di vario genere.

Il corpo naturalmente si attiva per espellere le sostanze nocive, ma se la quantità è eccessiva, non ci riesce. Un metodo può essere con lo svuotamento dello stomaco, fatto tramite la lavanda gastrica in ospedale.

Che cosa caratterizza una sostanza velenosa? La dose è un aspetto essenziale, In natura infatti praticamente tutte le sostanze possono, potenzialmente, provocare un danno ad un organismo vivente. Ci sono vari fattori da tenere presenti.

Per esempio, uno importante è l’età. Un bambino infatti reagisce diversamente da un adulto. Infine il tempo. Una pianta per esempio può essere più pericolosa se è assorbita in tempi più brevi, mentre un’altra, se in genere non è dannosa, può costituire un pericolo se viene assimilata ripetutamente per molto tempo.

La mandragora è presente in tutto il Mediterraneo. Tutte le sue parti sono velenose e contengono alcaloidi come scopolamina, atropina e ioscina. Ci sono diversi report di avvelenamento accidentale per la sua grande somiglianza con altre piante comuni e commestibili come alcuni tipi di lattuga, spinaci, bietola selvatica o la borragine.

Il nome, probabilmente deriva dal persiano, mehregiah, e le fu assegnato dal medico greco Ippocrate. Nel Medioevo era famosa per le sue qualità magiche, non a caso si usava per la preparazione di varie pozioni.

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È raffigurata in alcuni testi di alchimia con le sembianze di un uomo o un bambino, per l’aspetto antropomorfo che assume la sua radice in primavera. Questa pianta può essere riconosciuta per il cattivo odore che emana. In caso dovessimo inavvertitamente mangiarla, potrebbe causare perdita di lucidità, torpore, nausea, perdita di conoscenza, fino al coma e nel peggiore dai casi, alla morte.

Il Colchicum autumnale o falso zafferano, è una piccola pianta bulbosa autunnale, dai fiori color rosa-violetto appartenente alla famiglia delle Colchicaceae. Fiorisce in autunno. Ha conseguenze mortali per l’uomo anche se viene ingerito a basse dosi. Si può confondere facilmente con il fiore dello zafferano.

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La belladonna è una pianta della famiglia delle Solanaceae. L’epiteto specifico belladonna risale al Rinascimento e si riferisce ad una pratica che usavano le dame. Si aggiungeva al collirio per la sua capacità di dilatare la pupilla e dare risalto e lucentezza agli occhi.

La bacca è simile al mirtillo. Le dosi tossiche sono individualmente molto variabili. I bambini risultano di solito più sensibili degli adulti. I sintomi dell’avvelenamento insorgono, di solito, molto rapidamente e sono caratterizzati da un senso di secchezza e di stringimento nella bocca e nelle fauci. Il primo soccorso è la lavanda gastrica.

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