C’è una correlazione tra crisi climatica e la scelta di non avere figli, oppure ci sono motivazioni più personali?
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Da alcune recenti interviste a giovani coppie emerge una sorta di pessimismo riguardo al futuro. Molti ragazzi, 20 enni o 30 enni, infatti, ammettono di non voler costruire una famiglia a causa di un’incertezza di fondo. Nei programmi dei giovani, o almeno in gran parte di questi, non c’è un progetto di famiglia, anzi, questa passa decisamente in secondo o in terzo piano.
Ci sono cose più importanti prima, come ad esempio una dignitosa sopravvivenza, ma questo pensiero comune, a cosa è dovuto? Per una giovane ragazza è difficile vedersi mamma, così come a un giovane ragazzo è difficile considerarsi un futuro papà. Secondo molti psicologici, il futuro incerto, su più fronti, condiziona pesantemente il pensiero delle giovani coppie.
Sempre meno figli, il mondo incerto e la crisi climatica
Il futuro è incerto per tanti motivi, dalla crisi climatica alla crisi economica, dalla precarietà del lavoro agli stipendi bassi, troppo bassi per una nazione europea. Ora ci si mette persino la guerra. Insomma, sono tutte vicende che incidono sul desiderio di genitorialità. Se generare una vita significa mandare avanti la famiglia e la specie, a questo punto, date le incertezze, è meglio non farlo.
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Nell’aria c’è tanta paura, ma la scelta di non avere figli è dettata anche da una questione psicologica. Tra i 20 e i 30 anni, un individuo si forma e trova la sua identità, entra nel mondo adulto e cerca di costruirsi una propria vita indipendente. Il futuro, secondo gli psicologici, è il tema dominante in questa fascia di età, ma si vive in un contesto nel quale il futuro è messo a rischio.
Purtroppo, non siamo più nelle condizioni per creare una famiglia stabile, il mondo è ferito, e i cambiamenti climatici, la siccità che incombe, la crisi delle risorse primarie, hanno sicuramente un loro peso, ma c’è di più. Si vive da precari, con lavori pagati male e con il caro vita che non permettono di avere sicurezze economiche. Se non c’è una base economica sicura, mettere al mondo dei figli è da pazzi.
Ecco, oltre alla crisi climatica per un mondo che sta andando a rotoli, c’è anche la questione monetaria. Se gli stipendi italiani sono fermi al 1990 e il caro vita è alle stelle, c’è qualcosa che non va. Se un laureato, dopo aver sudato per anni e anni sui libri, è costretto a fare lavori precari e mal pagati, oppure è costretto a fuggire altrove per trovare un lavoro decente, c’è qualcosa che non va alla base.
Dunque, se un giovane non riesce a rendersi autonomo e a trovare il proprio spazio nel suo Paese, c’è qualcosa di assolutamente sbagliato e ingiusto. La correlazione tra la scelta di rinunciare a una famiglia e il mondo che ci circonda è forte. Crisi climatica, crisi del lavoro, crisi nei valori e nei diritti. Mettere al mondo dei figli, in tale contesto, potrebbe rivelarsi un gesto incauto.
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Senza contare una sovrappopolazione che ha raggiunto numeri assurdi e che è direttamente connessa alla crisi climatica. I dati parlano chiaro: da qualche mese abbiamo superato gli 8 miliardi di persone sul pianeta. Siamo troppi e le risorse del mondo sono limitate. Forse, a pensarci bene, fare meno figli non è una condanna, come le istituzioni potrebbero far intuire, ma è un atteggiamento altruista e responsabile.