Questa appena trascorsa è stata l’estate della siccità. Terreni e fiumi aridi hanno interessato l’intera penisola. Perché allora è aumentato il rischio di inondazioni?
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L’estate appena trascorsa ha mostrato in tutta la loro crudezza gli effetti del cambiamento climatico. In particolare è stata la siccità a fare da padrona nella stagione che, più che calda, è stata a dir poco infuocata. Assieme alle temperature inedite registrate, i fenomeni più preoccupanti hanno interessato i bacini d’acqua dell’interna penisola italiana assieme a fiumi e corsi d’acqua più o meno grandi.
Letti di fiumi prosciugati e reperti riemersi dal lontano passato della seconda guerra mondiale hanno riempito di lavoro archeologi e storici di ogni dove. Ma perché allora, la terra si mostra così restia ad assorbire l’acqua piovana regalata da questi primi mesi d’autunno?
Perché, nonostante le scarse precipitazioni, aumenta il rischio inondazioni?
L’estate appena trascorsa ha destato preoccupazione in molti studiosi, geologi, meteorologi, scienziati e politici interessati alle evoluzioni del clima e, più in generale, alle sorti della civiltà. Il linguaggio apparentemente apocalittico è giustificato dalle effettive condizioni emergenziali che il forte calore dei mesi estivi ha realizzato in diverse parti del globo.
In particolare i termoemtri di India e Pakistan hanno registrato temperature da record costringendo i cittadini a rintanarsi nelle proprie abitazioni mentre la fauna locale moriva letteralmente di caldo. Per temperature da record si intendono temperature al livite con la vivibilità, attorno quindi ai 50C°- 54C°.
Sorte non migliore è capitata alla Cina o all’Australia, dove, al contrario, le inondazioni anomale hanno vanificato mesi e mesi di raccolti di fatto impossibilitando la produzione del riso e della lattuga. In Italia la sorte peggiore è toccata ai fiumi più famosi della penisola, il Po, nel nord Italia, e il Tevere, nel centro.
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I livelli raggiunti dal corso d’acqua di questi fiumi hanno disatteso qualsiasi possibile previsione. Sono emersi carroarmati appartenenti alla seconda guerra mondiale, il ponte neroniano e simili vestigia appartenenti ad un passato che mai avremmo pensato di poter vedere riaffiorare dalle acque della contemporaneità.
Ma veniamo al dunque. L’estate è ormai passata e ci troviamo nel bel mezzo dell’autunno, ad ottobre inoltrato, e le piogge finalmente riprendono a cadere dal cielo, fenomeno oramai dimenticato dai più. Parliamo di piogge in molti casi violente, a portamento quasi reattivo a fronte dei mesi di siccità, ma le inondazioni così frequenti hanno alla base una spiegazione scientifica molto più solida.
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Il fatto è questo: un terreno rimasto disitratato per molto tempo, perde la propria capacità assorbente. Ed ecco spiegato quello che sta succedendo. Il suolo, arido per la maggior parte dell’estate, non è più capace di assorbire l’acqua. La siccità comporta un processo di cementificazione del terreno che lo priva della propria elasticità.
Va da sè che le piogge tanto attese, al momento dell’attrito con la terra, lungi dall’essere ben accolte, si ritrovano a ristagnare richiedendo tempi di assorbimento molto più lunghi. Le inondazioni così frequenti sono fomentate da questo preciso fenomeno.