L’Italia spegne le luci, tutti saranno al buio, è questa la data X: come accadrà

Gli stati membri dell’Unione Europea dovranno adeguarsi alle normative del Consiglio dei ministri dell’Energia dell’UE. Che significa? Razionamento energetico in determinate date e orari.

Italia buio energia
Bandiere – foto da pixabay

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Dato il panorama storico al quale ancora fatichiamo ad abituarci, la Commissione parlamentare Europea ha previsto e approvato delle misure sul razionamento dell’energia che interesseranno un periodo preciso.

La manovra è stata concordata il 1° ottobre e coinvolgerà la vita degli italiani molto presto. La percentuale di consumo lordo da ridurre è stata definita in base a criteri di volontarietà e obbligatorietà da sottoporre ai cittadini. Ma vediamo di più.

L’Italia spegne le luci: è davvero così?

Italia buio parlamento
Parlamento europeo – foto da pixabay

Il primo ottobre si è riunito il consiglio dei ministri dell’Energia del parlamento europeo per definire le percentuali di riduzione energetica da applicare per contrastare la crisi. Il consumo lordo di energia elettrica andrà ridotto del 10% su base volontaria, del 5% su base obbligatoria nelle ore dei picchi di consumo.

Le ore deputate all riduzione energetica saranno da rintracciare fra il 1° dicembre del 2022 e il 21 marzo del 2023. In questo periodo si dovranno scegliere delle misure da adottare per garantire le percentuali di riduzione imposte dal Consiglio dei ministri.

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In termini concreti la riduzione del dispendio energetico potrà corrispondere ad una ridotta attività luminosa delle città nelle ore notturne, come già capita in Austria. Di notte infatti viene lasciata in funzione solo l’illuminazione stradale. I palazzi e gli edifici pubblici, inclusi quelli di potere e la residenza presidenziale, restano spenti.

Per chi si serve delle energie rinnovabili, del nucluare e delle tecnologie inframarginali in genere, è fissata la soglia di 180 euro per MegaWatt. Il Consiglio utilizza questo esempio per incentivare la transizione ecologica sostenendo che i guadagni finanziari collezionati da questi operatori sono stati ingenti pur continuando a godere dell’assenza del rialzo dei prezzi.

Si parla di rialzo dei prezzi perché con la crescente obsolescenza delle fonti energetiche “classiche”, come il gas e il carbone, il rischio era che le tecnologie inframarginali sostenibili crescessero nei prezzi di mercato. Così non è stato. I 180 euro di limite per KiloWattora consentiranno a tutti gli operatori di produrre reddito senza ostacolare gli investimenti nelle rinnovabili.

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Maggiori saranno le entrate provenienti dal provvedimento in oggetto, maggiori saranno i sostegni destinati ai clienti finali dell’energia elettrica. Gli stati membri si sono poi mostrati d’accordo nell’imporre un contributo di solidarietà sui profitti delle imprese dei settori petroliferi, del gas naturale, del carbone e delle raffinerie.

Il contributo è calcolato sugli imponibili degli anni 2022/2023. Per l’Italia si riconferma necessaria, sostengono Meloni e Draghi, una risposta efficace e comune del fronte europeo che possa ostacolare squilibri di mercato, in termini di entrate e uscite, fra produttori e importatori. Ulteriori divisioni in seno all’Europa sarebbero, ad oggi, letali.