Divieti antismog in Emilia Romagna, dallo scorso 1 ottobre stop alle stufe a legna e ai camini, ma la Lega si oppone. Insorgono le proteste.
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Polemiche in Regione, dopo l’applicazione del divieto antismog a partire dallo scorso 1 ottobre e che riguarda tutti i Comuni al di sotto dei 300 metri di altitudine. Questi non potranno accendere stufe a legna di vecchia generazione, stufe a pellet, caminetti e camini. Questa è la decisione della Regione Emilia Romagna per l’autunno e l’inverno.
Per far fronte agli incrementi dei costi sulle bollette del gas e per rispettare un riscaldamento più sostenibile, ripulendo l’aria, ecco attuato il piano antismog della Regione. Ma la preoccupazione, da parte di aziende e cittadini, sia per il caro bollette che per il freddo da patire, cresce giorno dopo giorno. A chiedere una deroga ci pensa la Lega. Nel frattempo, alcuni sindaci hanno già tolto le limitazioni.
L’ordinanza regionale antismog ha previsto lo stop a tutte le fonti di calore inquinanti, che va a sommarsi al divieto di utilizzo dei veicoli inquinanti. Il tutto, per rientrare nel piano di sviluppo sostenibile. Stop a camini, caminetti, stufe a legna e stufe a pellet di classe energetica inferiore a 3, e nei Comuni situati a meno di 300 metri di altitudine.
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Molti sindaci, però, protestano contro il Piano regionale dell’aria. Questa misura nasce per contrastare il caro bollette, in un periodo soggetto a rincari estremi per l’approvvigionamento di fonti energetiche. Tuttavia, la misura incide sul benessere di tante famiglie e su numerose attività sparse in tutto il territorio.
Vietare l’utilizzo di una fonte di riscaldamento, lamenta la Lega, non è una buona idea. Va bene tenere conto dell’inquinamento ambientale, nonché dell’incremento esponenziale sui costi delle fonti energetiche e del caro bollette, ma non si possono lasciare al freddo interi Paesi e tante famiglie.
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Molti sindaci chiedono alla Regione di prendere una decisione concreta e realistica, che possa andare incontro alle famiglie, cercando una soluzione rapida e ragionevole, che sia sostenibile ed ecologica, ma che metta d’accordo famiglie, enti e imprese vessate dalla crisi energetica. Nel frattempo, alcuni sindaci hanno già eliminato le limitazioni. Come andrà avanti la questione?