Batterie al sodio, l’energia si ricava dalle piante velenose

Le nuove frontiere dell’energia alternativa incontrano le piante. L’energia non è ricavata da vento, sole o acqua bensì dal veleno.

Piante velenose ricerca
Pianta di panace – foto da pixabay

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Il progresso nell’ambito delle fonti alternative di energia si mostra ora più che mai di impellente urgenza. La spinta propulsiva arriva dalla scienza, dalla ricerca e dallo studio.

Un team di ricercatori hanno provato a ricavare energia da piante classificate come tossiche e invasive. Il risultato? La produzione di un particolare materiale. Scopriamolo assieme.

Batterie al sodio: le fonti botaniche di energia alternativa

Piante velenose batterie
Batterie – foto da pixabay

La novità sorge nell’ambito delle fonti rinnovabili di energia, le cosiddette “fonti alternative”, e stavolta la ricerca ha portato alla luce risultati esaltanti. Si tratterebbe di una nuova era in cui le batterie ricaribili potranno godere di nuova vita grazie ad erbe velenose e infestanti. Assurdo? No, è la scienza a dirlo.

Una parte del team di ricercatori proviene dalla Lomonosov Moscow State University, l’altra dalla Skoltech. Siamo sicuramente in terre russofone. Il team ha creato un materiale anodico, capace di ricaricare le batterie al sodio, partendo da una pianta infestante estremamente diffusa nel paese.

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Si tratta della Heracleum sosnowkyi, volgarmente conosciuta nel posto col nome di Panace di Sosnowski. La pianta somiglia nell’aspetto all’aneto e all’angelica, con cui condivide gradi di parentela, ed è stato importanta in Russia dal Caucaso a scopo sperimentale come pianta da foraggio.

Il problema, che i ricercatori sono riusciti a tramutare in soluzione, sarebbe quello dell’infestazione massiccia ad opera della pianta che entro il XXI° secolo minaccia di occupare gran parte del territorio. Biodiversità e sicurezza per l’uomo verrebbero così minacciate se non fosse che…la scienza è scesa in campo.

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La Heracleum sosnowkyi è infatti velenosa e tossica. Le sue proprietà orticanti e infiammatorie vengono esaltate dalla luce del sole che rende la pianta colpevole di gravi infiammazioni cutanee, a carico dell’uomo, tali da richiedere il ricovero. La pianta inoltre tende a creare con estrema facilità dei banchi molto fitti di vegetazione privando le specie sottostanti della luce e dell’ossigeno necessari alla vita.

In Italia è presente una specie analoga, la Pànace di Mantegazza, o Panace gigante, oggetto ad oggi di campagne finalizzate alla rimozione attiva. Ma veniamo al punto, il team russo ha pensato di utilizzare il Pànace come fonte per l’approvvigionamento di carbonio duro, materiale essenziale alla produzione di anodi di batterie al sodio.

I primi risultati importanti parlano di carbonio prodotto a partire dalla pianta con un’efficienza coulombica dell’87%, la stessa mostrata da alti materiali più comuni per l’estrazione di carbonio. Più carente è la capacità del materiale di accumulare energia, ma lo studio promette di approntare migliorie su un aspetto di una scoperta ad ora sorprendente.

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