Annullata la caccia ai granchi, in 3 anni gravissime conseguenze

In tre anni è scomparso il 90% delle specie di crostacei. E’ la prima volta che si verifica un fenomeno simile. Facciamo il punto.

Snow crab oceano pacifico
Oceano pacifico – foto da pixabay

PER TUTTI GLI ALTRI AGGIORNAMENTI SEGUICI SU INSTAGRAM

Il surriscaldamento globale miete vittime su larga scala. Non solo orsi polari, balene, ghiacciai, piantagioni, raccolti, fiumi e laghi. Anche i granchi dell’Artico fanno le spese dello sviluppo della civiltà occidentale.

Lo stato più grande e meno popoloso degli Stati Uniti dice addio alla stagione della pesca rischiando di affossare il settore più reddizio dell’economia locale. Vediamo cosa è successo.

Annullata la caccia ai granchi: l’Alaska dice addio allo “snow crab”

Snow crab Alaska
Snow crab – foto da pixabay

Lo stato più grande d’America dice stop alla caccia al granchio delle nevi. La ragione? La specie rischia l’estinzione sotto l’egida degli effetti del surriscaldamento globale. Questo granchio, conosciuto col nome scientifico di Chinoecetes opilio, o semplicemente Opilio, è un crostaceo originario delle profondità dell’Oceano Atlantico del nord e Pacifico del sud.

La decisione rende felici numerosi ambientalisti che negli anni hanno cercato di porre fine ad una delle attività che contribuisce maggiormente ad ingrossare le fila dell’economia dello stato americano. Assieme alla caccia allo snow crab viene vietata per il secondo anno consecutivo quella al granchio reale, le ragioni sono le medesime.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Gli insetticidi distruggono milioni di api, è in questo modo che agiscono

I crostacei del mare del nord rischiano l’estinzione, questo è quanto. I biologi autoctoni hanno lanciato l’allarme: in soli tre anni, dal 2018 al 2021, è sparito il 90% degli snow crab. Si tratta di quasi un miliardo di crostacei, apprezzati in Alaska in particolare per le chele, andati completamente perduti.

La ragione è tutta nel surriscaldamento globale e nel conseguente innalzamento di temperatura delle acque del mare di Bering, casa di questi crostacei. Lo stato dell’Alaska si sta riscaldando più velocemente di altri stati tantoché annualmente perde tonnelate di ghiaccio.

Gli ambientalisti sottolineano la necessità di acqua gelida per la sopravvivenza dei crostacei, condizione mano a mano insoddisfatta per via del cambiamento climatico. L’acqua più calda accelera il metabolismo dei granchi costringendoli ad una forsennata ricerca di cibo che resta inesaudita.

La maggior parte di questi muore infatti di fame. Le acque più calde hanno poi enormemente ridotto la superficie acquatica abitabile da questa specie, già sovrasfruttata dall’economia locale. La combo di fattori sta di fatto determinando l’estinzione del crostaceo delle nevi e di molte specie analoghe.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Fibre rinnovabili e naturali scoperte nelle canapa: un importante passo avanti

Il governo federale dell’Alaska ha sancito lo stop alla caccia del granchio reale per il secondo anno dal 1990. Nello stato esiste un’associazione specifica in rappresentanza dei pescatori di granchi locali, l’Alaska Bering Sea Crabbers. Il direttore, Jamie Goen, ha dichiarato al Washington post la drammaticità della situazione.

Le ripercussioni saranno a carico delle famiglie del posto che sono migliaia e delle 65 comunità interamente sostentate dall’attività della caccia al granchio. L’industria della pesca del granchio vale 200 milioni di dollari e rifornisce tutti gli Stati Uniti del 60% dei granchi. Nonostante le conseguenze devastanti sull’economia, il governo è convinto della necessità di rintracciare un equilibrio via via più equo fra interessi economici e ambiente.

Gestione cookie