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Il solletico, perchè non possiamo farcelo da soli? Spiegato il mistero

Vi siete mai chiesti perchè non possiamo farci il solletico da soli? Il mistero è stato finalmente svelato. Il motivo è proprio questo…

Bambina che soffre il solletico – Foto da Pexels

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Chi di voi non soffre il solletico? Quasi tutti lo soffrono, chi più e chi meno, ma almeno in qualche piccola parte del corpo è impossibile resistere a quella sensazione di impotenza che stimola la ben nota risata incontrollabile.

Questa sensazione è stata da sempre studiata, persino dai tempi dell’antica Grecia dove furono diversi i filosofi – tra cui Socrate e Platone – a chiedersi il perchè della stramba reazione.

Non furono però gli unici a farsi delle domande, di seguito anche personaggi come Galileo Galilei e Charles Darwin si posero dei quesiti inerenti al solletico.

Ad esempio, perchè alcune persone soffrono di meno il solletico? Perchè in determinati punti lo si soffre di più, ma soprattutto, perchè non possiamo farci il solletico da soli?

L’ultima è stata la domanda forse più discussa sull’argomento, ma finalmente oggi possiamo rispondere al quesito tanto posto.

Perchè non possiamo farci il solletico da soli? La risposta della scienza

Bambini che si fanno il solletico – Foto da Pexels

Possiamo provare e riprovare ma non riusciremo mai a soffrire il solletico se a farlo siamo noi stessi. Il motivo di questa circostanza è sempre stato un mistero, ma oggi finalmente possiamo dare una risposta a questo enigma.

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A svelarci la verità è proprio la scienza e, nello specifico, il professor Michael Brecht, un ricercatore del Dipartimento di Neuroscienze della Humboldt University.

Per arrivare a sciogliere queste dubbio, Brecht ha effettuato un esperimento che ha coinvolto 6 coppie di candidati – tutti volontari – che si sono sottoposti alla nota “tortura”.

Tre di loro effettuavano il solletico e gli altri tre lo ricevevano. L’analisi è consistita nella registrazione video ed audio della reazione di chi riceveva il solletico.

Da queste registrazioni di alta qualità sono emersi un sacco di dati ed evidenze molto interessanti. In primo luogo, in questo test le coppie in questione già si conoscevano e, confrontando i risultati del test con altri studi precedenti, si è notato come tra sconosciuti il cervello inibisse maggiormente la sensibilità al solletico.

Durante lo studio, inoltre, sono stati effettuati diversi esperimenti. Nel primo esperimento il solletico doveva essere effettuato a sorpresa, su zone del corpo determinate da un computer ed in questa fase chi effettuava il solletico era nascosto e non visibile da parte del ricevente.

In questa fase il cambio di espressione è pervenuto dopo 300 millisecondi, mentre il primo accenno di risata vocale è arrivato dopo altri 200 millisecondi. Potrà sembrare pochissimo tempo, ma in realtà in termini tecnici è tantissimo.

Normalmente, infatti, la reazione ad un normale stimolo tattile è di soli 320 millisecondi in totale. Da qui si evince, quindi, che il solletico comporta diversi stimoli emozionali che quindi richiedono più tempo per scatenare una reazione.

Successivamente è stato effettuato un esperimento in cui i riceventi si sarebbero fatti il solletico da soli. Ed è qui che accade quello che già avevamo intuito: in questo caso non c’è stata alcuna reazione.

Secondo il professor Brecht la mancata reazione al solletico auto indotto è dovuta ad un meccanismo del cervello. Qui ci sono al vaglio due ipotesi. La prima presuppone che la reazione al solletico sia dovuta ad un errore percettivo del cervello che in questi casi non riesce a prevedere dove si verrà toccati. La seconda invece riguarderebbe un fine più profondo volto all’evoluzione della specie.

In sostanza, quando ci tocchiamo da soli il cervello inibisce la sensibilità in modo da evitare reazioni involontarie ogni volta che si tocchi qualsiasi parte del nostro corpo.

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Se soffrissimo il solletico ogni qual volta ci tocchiamo, ad esempio per lavarci le mani, mettere una crema o semplicemente grattarci, scoppieremmo a ridere ogni momento della nostra vita, che in tal senso diverrebbe invivibile.

Federica Pichierri

Classe 1994, nata a Bari. Sono una studentessa di Fisica poiché da sempre ho una passione per la scienza e la medicina. L’altra mia passione che non mi ha mai abbandonata è stata quella della scrittura, motivo per cui il mio obiettivo sarebbe quello un giorno di poter scrivere di scienza. Amo viaggiare e scoprire la cultura culinaria dei posti che visito e mi piacerebbe trasformare queste mie passioni in lavoro.