C’è vita nell’universo? Teorie certe non ve ne sono, plausibile è però che non siamo i soli ad abitare l’immensità del cosmo.
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Se esiste tutto ciò che non riesco ancora ad immaginare allora è vero che plausibilmente esistono altre forme di vita sparse qua e là nello scibile e il non scibile umano.
La domanda a cui cerca di dare risposta questo articolo è di ampiezza estrema. Tuttavia la scienza viene in aiuto con la teorizzazione del paradosso di Fermi. Vediamo di che si tratta.
C’è vita nell’universo (oltre la nostra)? L’universo infinito svela i propri misteri
L’universo è un sistema aperto. Ciò significa che non esiste persona esistente o deceduta che sia riuscita a toccarne le colonne d’Ercole, i confini invalicabili. L’universo è in continua espansione, è materia vivente, è leggi di gravi e forze del tutto straordinarie e lontane dalla nostra esperienza immediata del mondo.
Il pianeta terra trova spazio in una galassia costituita da miliardi di stelle, la cosiddetta via lattea, all’interno della quale si trova il sistema solare, casa nostra. Il fatto che la terra occupi un’orbita perfettamente distante dal sole, quel tanto cioè da poter garantire il prosperare della vita, è di per sè un prodigio.
Si pensi che bastava qualche centimetro in più e il clima sarebbe stato troppo caldo o, viceversa, troppo freddo. L’universo è di per sè costituito da un numero inimmaginabile di altrettante galassie. Va da sè che le probabilità per l’esistenza di un altro pianeta abitabile crescono esponenzialmente.
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Questo ragionamento cade sotto il nome di “Paradosso di Fermi“, una teoria che si intrattiene nella deduzione della probabilità d’esistenza di altre forme di vita a partire dal numero incalcolabile di stelle nell’universo osservabile e non. Il numero di pianeti esistenti, sostanzialmente, sfugge all’immaginazione.
E’ proprio la vastità dell’universo a porsi come primo ostacolo fra noi e la scoperta decisiva. Osservare tutto l’universo esistente è, di fatto, impossibile. Ad oggi sono stati rilevati circa 30 pianeti ospitanti condizioni di abitabilità. Quali sono queste condizioni?
Gli astronomi si sono basati su una serie di criteri utili all’individuazione di pianeti abitabili. Partiamo dalla base: l’acqua. Allo stato solido o gassoso non va bene, un pianeta, per poter garantire la vita sulla propria superficie, deve ospitare l’acqua in tutti e tre i suoi stati primordiali: solido, liquido e gassoso.
Questo perché è solo grazie a queste tre forme che la temperatura superficiale del pianeta potrà definirsi ospitale. Dimensione del pianeta: un pianeta troppo piccolo non può garantire una formazione atmosferica stabile come quella terrestre. Ugualmente un pianeta come Nettuno, ad esempio, è troppo grande per ospitare la vita.
La dimensione della terra è quella ideale. Nell’addentrarci nel discorso è bene specificare che questi criteri partono dall’osservazione di quanto è funzionale allo sviluppo di forme di vita analoghe a quelle noi conosciute. Ciò significa che non è detto che non esistano viventi in grado di svilupparsi in presenza di sola acqua allo stato gassoso, ad esempio.
L’indagine si orienta verso pianeti simili al nostro per garantire un margine definito di riuscita nella ricerca, ovvero, migliori risultati a partire da riferimenti certi. Alcuni scienziati hanno fissato a due miliardi di anni il tempo necessario ad un pianeta per sviluppare forme di vita, se posizionato nella zona abitabile.
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Questo perché si stima che la vita sulla terra esistesse già da 2 miliardi prima che l’ossigeno iniziasse ad essere presente in quantità apprezzabili nell’atmosfera. Veniamo al dunque. Seguendo questi criteri sono stati designati 9 pianeti, fra i 30 scoperti, come potenzialmente abitabili, e sono oggetto di studio attuale.
La ragione è che i restanti pianeti sono troppo lontati per poter essere oggetto di studio dettagliato. Ma come facciamo a sapere che la nostra indagine non parte da un’ottica meramente prescrittiva e sia dunque indirizzata alla realtà delle cose? Per testare l’accuratezza del modello sono stati inclusi nei calcoli pianeti conosciuti come Venere, Terra e Marte.
Terra e Marte hanno occupato per due miliardi di anni la fascia abitabile, solo sulla terra c’è però vita senziente. Come già anticipato, la posizione della terra entro il sistema solare è un vero e proprio miracolo. Le probabilità che non capitasse in una zona così favorevole per lo sviluppo della vita erano altissime. Geogonia, cosmogonia e teogonia restano le materie più affascinanti e insondabili anche per le scienze esatte più astratte che l’uomo abbia messo a punto nel corso dei secoli.