In Iran è in atto una rivoluzione. Ad aiutare le donne nella lotta contro la polizia Morale curda contribuiscono anche gli uomini. Il punto.
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Come è ormai noto le proteste sono iniziate quasi un mese fa innescate dalla scomparsa della ventiduenne Mahsa Jina Amini, “custodita” dalla polizi morale iraniana.
Le proteste non si sono sedate neppure sotto la minaccia della morte per mano delle forze morali del paese che annoverano fra i propri diritti quello all’uccisione. Qualcosa è in effetti cambiato, le proteste contano fra le fila dei “trasgressori” più cittadini del solito.
L’organizzazione Iran Human Rights sta registrando delle cifre impressionanti. Sono più di 200 le persone che hanno perso la vita durante le proteste in Iran di questi giorni. I movimenti di ribellione sono sorti a seguito della morte di Mahsa Jina Amini, di soli 22 anni, arrestata per non aver portato il velo nel modo corretto e poi dileguatasi nel nulla.
Il governo iraniano si compone di diverse stratificazioni gerarchiche tutte costituite da membri maschili proveniente dal clero autoctono. Il governo è, di fatto, una teocrazia, una dittatura dei costumi, delle leggi e della morale diffusa e sostenuta dall’ortodossia religiosa patriarcale curda.
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Le donne, però, non ce la fanno più. Dal gesto del taglio dei capelli, evidentemente significativo se svolto nei contesti culturali d’interesse per il movimento, alle proteste sempre più marcate nei centri del paese. La polizia Morale ha arrestato e imprigionato numerosissime persone, Iran Human Rights ne stima migliala contro le 200 già decedute.
Non è la prima che in Iran il popolo si ribella, non sono le prime morti per la mano Morale di Dio che opera tramite i suoi emissari, non sono le prime incarcerazioni sanguinose. Già nel 1999 milioni di studenti erano scesi per le strade per un paese più libero.
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Successivamente nel 2009 la classe media aveva protestato contro l’elezione di Mahmoud Ahmadinejad. Con l’aumento dei prezzi della benzina, anche nel 2019 si è assitito a delle proteste, le più recenti prima d’ora. Nel caso delle recenti manifestazioni di malcontento pubblico la differenza è fatta da quegli uomini che hanno deciso di affiancare le donne nella loro lotta.
Non sono la maggioranza, ma è già un passo importante per la popolazione iraniana, sottoposta a regime del terrore. L’obiettivo comune è quello di aiutare le oppresse a smarcarsi dalla violenza di un paese che regala la morte se si rivendicano i diritti inalienabili, la libertà d’azione e pensiero sul proprio corpo e il potere decisionale sullo stesso.