La storia della corsa allo spazio è lunga e anche sofferta, tra i tanti animali a superare l’atmosfera terrestre ci fu la gatta Félicette.
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La più popolare è Laika, la cagnetta-astronauta russa che, a bordo dello Sputnik, la capsula spaziale sovietica, fu il primo essere vivente a uscire dai confini terrestri. Ma Laika non fu l’unico animale a essere stato sacrificato in nome della corsa allo spazio. Nel tempo, infatti, furono tantissime le creature lanciate nello spazio, tra cui cani, tartarughe, topi, conigli, scimmie e gatti.
Tra questi ultimi ci fu la gatta Félicette, lanciata dalla Francia nel 1963 e tornata viva alla base. Il nome dato all’animale per la missione era di C 341. Félicette, trasportata nello spazio, tornò sulla Terra dopo una discesa in paracadute durata dieci minuti. Ma c’è poco da gioire, perché i francesi, dopo la missione, la trasformarono in cavia.
La storia di Félicette, la gatta lanciata nello spazio
Se la cagnolina Laika fu letteralmente sacrificata in nome della scienza, lasciata morire inutilmente nello spazio, lo scimpanzé Ham, inviato dalla NASA, tornò in perfetta salute, tanto che invecchiò sereno in uno zoo di Washington. La storia di Félicette è triste, perché venne usata come cavia da laboratorio, dopo la sua missione a bordo del razzo Veronique.
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Circa 15 i minuti in cui la gatta sperimentò l’assenza di gravità, proprio come lo scimpanzé Ham, per poi tornare a casa con il paracadute. Félicette, un gatto dal manto bianco e nero, fu stata scelta tra 14 esemplari per portare a termine il programma francese. Un anno dopo la sua missione, dopo aver vissuto in laboratorio e aver effettuato numerosi test, la gatta fu uccisa e sezionata.
Gli scienziati vollero prelevare il suo cervello per osservare i segni di eventuali radiazioni. Qualche mese più tardi, i francesi riprovarono con un altro gatto selezionato, che morì durante il volo. La storia di Félicette, così come la storia di tanti altri animali sacrificati in nome della scienza, venne ben presto dimenticata.
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Nel 2019, però, l’International Space University di Strasburgo le ha dedicato una statua in bronzo, opera dello scultore Gill Parker, riportando a galla la sua triste storia. La statua testimonia il sacrificio dell’animale, non solo il suo, ma di tutti quelli sacrificati in laboratorio e nelle missioni spaziali. Solo anni più tardi, tutti gli scienziati, americani, russi, francesi e di altri Paesi, hanno riconosciuto l’inutilità di numerosi lanci con a bordo gli animali, perché incapaci di fornire informazioni utili.