Biodiversità, a plasmarla fu il colonialismo: cosa ci insegna la storia

Il colonialismo, tra i suoi effetti (positivi e negativi), ha contribuito a incentivare la biodiversità nei Paesi conquistati. Un problema per il futuro?

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Dipinto coloni europei portano schiavi in America (Canva)

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Gli scienziati sollevano una nuova polemica, questa volta si parla di colonialismo e biodiversità, un problema che preoccupa non poco, specialmente con i cambiamenti climatici in atto. Uno degli esempi più eclatanti della storia, per quanto riguarda colonialismo e trasformazione di habitat, è la conquista dell’America da parte di Colombo.

Dopo il 1492, in Europa sono arrivati alimenti che prima non esistevano, come legumi, patate, cacao, cereali, pomodori e tanti altri prodotti. Ma gli alimenti hanno fatto anche il percorso inverso, cioè prodotti tipici europei sono giunti in America. Questo transito ha generato un rimescolamento di biodiversità incredibile, mai visto prima, dando il via alla prima forma di globalizzazione.

Rimescolamento di biodiversità, perché per gli scienziati è un problema

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Casacca dei militari coloni (Canva)

Il colonialismo ha visto la sua evoluzione proprio dopo la scoperta dell’America. Le nazioni europee si sono espanse, andando alla conquista del mondo, creando colonie, scambiando tradizioni e colture. Un processo che è durato secoli, fino ai primi decenni del 1900. Oltre ai cibi, son stati esportati e importati tanti virus, infezioni e malattie, che hanno decimato uomini, animali e vegetazione.

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La distribuzione forzata delle specie aliene è la caratteristica principale del colonialismo. Molte specie aliene, poi, si sono perfettamente adattate al nuovo territorio, espandendosi ed evolvendosi. In alcuni casi, ciò è stato un problema, in altri un successo. Tutto ciò, però, ha contribuito a distruggere la biodiversità.

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Vecchia cartina (Canva)

Uno studio pubblicato su Nature Ecology and Evolution fa luce sulla grande biodiversità dei popoli colonizzatori, ossia l’impero britannico, quello spagnolo, e quello francese, portoghese e olandese. Questi Paesi presentano una biodiversità similissima ai territori che hanno colonizzato nel corso dei secoli, perdendo quasi identità e facendo perdere identità a Paesi colonizzati.

Scambi di prodotti e specie tipiche di un territorio avvenivano per avere cibo sempre a disposizione, ma anche per fattori estetici. Lo scambio globale delle specie vegetali, ad esempio, ha avuto un’impennata verso la fine del 1800 proprio per la creazione di giardini botanici, ma anche per la ricerca medica.

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L’introduzione di specie aliene ha modificato gli ambienti, in alcuni casi diventando anche invasive e procurando seri problemi nel tempo, intaccando uno specifico ecosistema. Una delle sfide del futuro è appunto capire l’impatto negativo di queste specie di origine lontana in un determinato territorio e intervenire tempestivamente. Errori nei calcoli, potrebbero compromettere un intero territorio.

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