L’acido solfidrico è uno scarto maleodrante delle raffinerie. E proprio per questo motivo è stato messo a punto un sistema per produrre idrogeno
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Avete mai sentito parlare dell’idrogeno solforato – noto anche come acido solfidrico (H2S)? Si tratta di un gas incolore e dal forte odore di uova marce naturalmente presente nelle emissioni delle zone geotermiche e vulcaniche. Ma non solo perché questo è anche uno dei co-prodotti problematici derivanti da una serie di attività industriali come la raffinazione del petrolio o la concia delle pelli.
Il problema di questo è perché è considerato un veleno ad ampio spretto che è un problema non solo per l’ambiente ma anche per la salute umana. Ma grazie a un nuovo studio, condotto dalla Rice University, è stato trovato un modo per valorizzarlo. Un sistema incredibile che si è dimostrato anche più economico dei trattamento di bonifcia attuali. In oltre riescono a produrre idrogeno riutilizzabile.
L’incredibile studio della Rice University
Nell’Ateo texano un gruppo di inhttps://www.orizzontenergia.it/2022/11/03/pannelli-solari-conviene-installare-pro-contro/gegneri e chimici hanno utilizzato le nanostrutture metalliche plasmoniche per creare un processo Claus alternativo. Si tratta del processo con cui l’attuale tecnologia catalitica viene impiegata per abbattere l’idrogeno solforato dagli idrocarburi. Un processo che richiede molte fasi e camere di combustione a temperature estremamente elevate visto che devono trasformarlo in zolfo e acqua.
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Tutto diverso, invece, il processo della Rice che è composto da un’unica fase alimentata dalla luce che rompe la molecola in idrogeno e zolfo. La squadra, per arrivare allo scopo, ha punteggiato la superficie di granelli in biossido di silicio con piccolissime isole d’oro. Queste, nanoparticelle d’oro, sono in grado di interagire con una specifica lunghezza d’onda della luce visibile. E le reazioni tra luce e metallo creano dei vetri di calore. Ovvero elettroni di breve durata ad alta energia che guidano la catalisi.
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Per capire se la produzione di idrogeno e zolfo fosse efficiente con il nuovo fotocatalizzatore gli scienziati hanno utilizzato una configurazione di laboratorio. La pionera Naomi Hala ha affermato – a tal proposito: “Le emissioni di idrogeno solforato possono comportare pesanti sanzioni per l’industria, ma anche la bonifica è molto costosa”. La frase ‘game-changer’ è abusata, ma in questo caso si applica. L’implementazione della fotocatalisi plasmonica dovrebbe essere molto meno costosa del trattamento tradizionale e ha il potenziale aggiuntivo di trasformare un onere costoso in un bene sempre più prezioso”