Che la Calabria sia terra intrisa di storia e di miti è cosa ormai nota: una leggenda terrificante riguarda la licantropa di Nicastro.
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La Calabria, terra ricca di storia, ma anche ricca di antiche tradizioni misteriose, è una delle Regioni alla quale sono associate più leggende. Tra queste, ce ne sono alcune che riguardano i lupi mannari. Uno dei simboli della Calabria, infatti, è senza ombra di dubbio il lupo della Sila.
Si tratta di un animale con una ricca simbologia e storia che si intrecciano fino a dar vita a una serie di leggende e, soprattutto, a timori legati alla licantropia. La licantropia è un fenomeno che ha terrorizzato per anni la popolazione delle campagne calabresi. Fra tutti i popoli, l’immagine del lupo è sempre stata quella di una bestia feroce e aggressiva. Una persona affetta da licantropia, quindi in grado di trasformarsi in una bestia assetata di sangue, mette i brividi ancora oggi.
Licantropia in Calabria: la storia terrificante della licantropa di Nicastro
Nelle leggende più comuni, la figura del lupo feroce è associata al mito del “lupo mannaro”, secondo cui i soggetti colpiti da questa anomalia, vagano di notte ululando e aggredendo in modo feroce chiunque capiti. La luna piena, poi, gioca sempre un ruolo centrale, conducendo l’individuo alla violenza. La luna sferica, così ricca di fascino, attrae, ammalia e trasforma, tirando fuori l’istinto animalesco di ogni persona.
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Tra le leggende calabresi legate al mito del lupo mannaro, la più nota è quella di Nicastro, ovvero la zona centrale della cittadina Calabra Lamezia Terme. L’episodio denominato la “licantropa di Nicastro” fu pubblicato nel 1883 a Londra nella guida turistica: “Cities of Southern Italy and Sicily”. Era il periodo gotico in cui queste storie macabre avevano un fascino enorme sul credo comune e incutevano timore e spavento in tutti i cittadini.
Secondo la leggenda, il Conte di Masano, un appassionato di caccia, aveva sposato la bella figlia del Barone Arena. Il barone possedeva una vasta riserva che faceva controllare dai suoi fidati guardiani per evitare che fosse invasa dai bracconieri. Uno dei suoi fidati guardiani, una notte, tornò dal Barone Arena e dal Conte Masano, raccontando che uno dei suoi compagni era stato aggredito, durante la notte, da un branco di lupi. Questo, per difendersi, aveva lottato con tutte le forze.
Con il coltello, l’uomo era riuscito ad amputare una zampa di uno dei lupi ma, con sua grande sorpresa, vide trasformarsi la zampa anteriore che aveva reciso, in una mano di donna. Dall’anello portato al dito della mano mozzata, il Conte Masano riconobbe subito la donna che aveva sposato. Immediatamente, il Conte chiamò la consorte e non appena la vide, rimase a bocca aperta.
La donna, effettivamente aveva un braccio fasciato e, togliendo le bende, tirò fuori il moncherino sanguinante. Per punizione, la donna fu dapprima rinchiusa nel castello, per essere poi condannata a morte. Ma questa è solo una delle tante leggende che circolano in questa zona d’Italia.
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È noto che la Calabria, specialmente quella settentrionale, sia associata ai lupi che popolano la Sila. Coincidenza o meno, sono numerose le cronache che fanno proprio riferimenti ai lupi e alla licantropia. Il lupo mannaro è una figura oscura che appartiene alla tradizionale calabra. Ancora oggi, molte persone del territorio, dichiarano di sentire nel cuore della notte ululati terrificanti e respiri profondi provenienti dalle campagne.