Quella della sostenibilità è un tema divenuto popolare grazie alla crisi ambientale che questa estate ha mostrato il suo volto più temibile attraverso siccità, temperature estreme e improvvise alluvioni.
Il tema sensibile è stato subito connesso all’impiego dei combustibili fossili e al problema emergenziale dell’approvvigionamento energetico destato con potenza dalla dichiarazione di guerra avanzata all’Ucraina da parte della Russia. Al tema delle energie rinnovabili, salvifiche per l’ambiente ma, in sordina ma non troppo, per l’economia europea tutta, andrebbe associato quello del consumo consapevole. Vediamo di che si tratta.
Ma perché dovremmo riutilizzare indumenti quando il nostro sistema di produzione si basa esattamente sull’inesausto invito al consumo di sempre nuove merci? In una parola: l’inquinamento. Più indumenti si comprano più se ne producono, più indumenti si producono maggiori saranno i fumi tossici provenienti dai capannoni industriali destinati allo scopo.
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Il remira market non si è limitato a promuovere una pratica di riciclaggio delle merci che include quindi una diminuzione di consumo e immissione di agenti tossici nell’aria. A seguito del successo riscontrato gli organizzatori hanno deciso di dedicare delle aree specifiche a workshop e talk in cui esperti del settore possano sensibilizzare sul tema del re-using.
Il mercato second-hand incoraggia i consumatori a munirsi di buste in tessuto portate già da casa e a raggiungere il luogo con mezzi sostenibili, come la bici. Domenica 5 l’appunto è fissato, per Parma, presso il Borgo delle Colonne 28 dalle 1o.30 alle 20:00. Il nome non è casuale: “Remira” richiama il verbo “rimirare” ovvero il guardare alle cose una seconda volta e sotto una luce diversa.
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Acquistare nuovamente capi già utilizzati previene l’enorme ed ulteriore problema dell’inquinamento da rifiuti. L’idea di sostenibilità sostenuta dalle fondatrici intende remare contro al fenomeno dilagante del fast-fashion, icona del capitalismo più sfrontato. L’orizzonte a cui si punta è quello della promozione dell’economia circolare. Il sito aderisce alla campagna No Plastic More Fun di Worldrise Onlus, pertanto la plastica monouso è bandita.