In commercio, oramai, si trovano prodotti in bioplastiche compostabili. Queste possono essere buttate tra i rifiuti organici. Ma quanti dubbi
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Le plastiche sono elementi chimici, spesso a base di petrolio. Questo è un materiale incredibile e che, giorno dopo giorno, è diventato protagonista delle nostre vite. Ma da quanto fu inventata nessuno immaginava i rischi ambientali che questa rappresentava. O forse Leo Baekeland, il chimico belga che inventò la bachelite nel 1907, o nemmeno il tedesco Fritz Klatte, inventore del polivinilcloruro (PVC), immaginavano che le generazioni successive lasciassero questi oggetti, come piatti, bottiglie e bicchieri in mezzo alla natura.
Infatti non bisogna dimenticare ma che, contenendo sostanze chimiche, queste vengono rilasciate nell’ambiente circostante raggiungendo anche le falde acquifere in profondità che poi sono assunte. Non si può non sottolineare poi, come quelle lasciate nell’acqua, ci mettono dai 400 ai 450 anni per essere smaltite. E proprio per questo che è stata inventata la bioplastica compostabile.
Bioplastica compostabile, quanti dubbi a riguardo
Le bioplastiche compostabili è un materiale oramai per le buste della spesa, ma anche bicchieri, piatti e tantissimi altri oggetti. Sulla carta, questi, sono l’alternativa più sostenibile rispetto alla classica plastica. Ma non mancano, soprattutto in Italia, i dubbi. Soprattutto su dove deve essere buttata.
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Questa nuova plastica è biodegradabile e compostabile, il che significa che il prodotto si biodegrada, al 90%, in appena sei mesi. Senza dimenticare che in 3 mesi la bioplastica perde la visibilità disitengrandosi nel compost. E già da qui si può capire che questa vada gettata nell’umido e come questa non rovini il compost, visto che si comporta proprio come un qualsiasi materiale di origine vegetale come i pezzi di legno.
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