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Animali

Balene, ogni giorno ingeriscono 10 milioni di pezzi di microplastiche

I dati evidenziati dal WWF sono allarmanti: ogni giorno, le balene ingeriscono milioni di microplastiche che galleggiano negli oceani.

Danni della plastica alle balene (Canva)

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Quotidianamente, si stima che delle 450 milioni di tonnellate di plastica, più di 8 milioni finiscano in acqua. La plastica, poi, segue il suo percorso, passando dalle città al mare, trasportata dalle correnti dei fiumi. Una volta giunta nel mare o negli oceani, la plastica inizia a degradarsi, scomponendosi in tantissimi pezzettini: le microplastiche.

Le microplastiche sono pericolosissime per tutti quanti, per noi, per l’ambiente e per gli animali. Purtroppo, nel mondo abbiamo già sparso troppi miliardi di microplastiche per poter fare una pulizia concreta. Inoltre, è praticamente impossibile eliminarle, specialmente dalle acque, nonostante le ultime tecnologie per la raccolta dei rifiuti marini.

I danni causati dalle microplastiche alle balene: l’allarme dei ricercatori

Coda di balena che sbuca dalla superficie dell’oceano (Canva)

A fare le spese delle microplastiche galleggianti negli oceani, sono ancora una volta gli animali. Ma non solo loro, anche noi. Tuttavia, uno studio condotto dal alcuni ricercatori americani della Stanford University e della California State University fa luce sui danni provocati dalla plastica sulle balene. Questi animali ingeriscono ogni giorno circa 10 milioni di pezzi di microplastiche.

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Come mai le balene ingeriscono le plastiche in mare?  I cetacei si nutrono i plancton, attraverso il filtraggio dell’acqua marina. Quando le balene filtrano l’acqua alla ricerca del loro nutriente, ingeriscono anche la plastica. Questo materiale, naturalmente resta poi nel loro stomaco e non viene smaltito, generando gravi problemi di salute.

Le microplastiche, inoltre, trasmettono anche tossine agli animali. La testata inglese The Guardian, che ha studiato il fenomeno, ha evidenziato la tossicità della plastica all’interno dello stomaco degli animali. Ciò riesce ad alterare gli ormoni che regolano la crescita, intaccando il metabolismo e le funzioni riproduttive. L’italiana Maria Cristina Fossi, ricercatrice che si occupa proprio di questo problema, lancia l’allarme.

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L’ingestione di microplastiche da parte degli animali marini, non solo balene, è un grave problema che occorre risolvere. Ma in che modo? Probabilmente è ormai troppo tardi per rimediare al danno ambientale. Secondo gli studi californiani, le balene si nutrono a una profondità compresa tra 50 e 250 metri, dove c’è la maggior concentrazione di plancton. Purtroppo, a questa profondità c’è anche la maggior concentrazione di plastica.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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