Secondo la scienza l’uomo del futuro avrà la gobba, il cervello più piccolo e delle mani ad artiglio. Il motivo è uno solo.
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L’essere umano come lo conosciamo oggi non è altro che il risultato di un lunghissimo processo di evoluzione durato millenni. Siamo passati attraverso tantissimi stadi per circa 4.4 milioni di anni, partendo dall’Australopitechus Ramidus fino all’Homo Sapiens.
Il fatto che non sia stato classificato un altro tipo di “Homo” dopo l’Homo Sapiens, non vuol dire però che l’evoluzione si sia fermata. L’evoluzione è infatti un processo graduale che fa in modo che piccole parti del nostro DNA varino nell’arco di millenni.
Ma come sarà l’uomo del futuro? Saremo molto diversi da come siamo adesso? Secondo uno studio commissionato da Toll Free Forwarding l’essere umano sarà un bel po’ differente da quello odierno.
L’uomo del 3000 secondo la scienza: il motivo della sua evoluzione
Si chiama Mindy e avrà una gobba, delle mani ed artiglio, il cervello più piccolo e persino una terza palpebra. Un prospetto tutt’altro che idilliaco, ma che anzi fa passare la voglia di scoprire il nostro futuro.
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Fortunatamente dovranno passare mille anni prima di poter assistere ad un cambiamento del genere, sempre se non facciamo qualcosa per modificare le nostre abitudini.
È infatti proprio l’utilizzo smodato della tecnologia ad essere determinante per l’evoluzione (in peggio) della nostra specie. Il nostro modo di vivere sempre costantemente accompagnati dagli smartphone o dal computer influisce enormemente sulla nostra condizione psicofisica.
L’aspetto più evidente di Mindy – il prototipo virtuale dell’essere umano fra 1000 anni – è sicuramente la gobba, dovuta alla costante postura con capo chino verso il tablet o il telefono.
Le mani ad artiglio – denominate anche “text claw” – sono dovute al modo in cui afferriamo gli smartphone per poter scrivere velocemente mentre mandiamo dei messaggi.
In realtà si tratta di una vera e propria condizione oggi conosciuta come “sindrome del tunnel cubitale” dovuto alla continua pressione ed allungamento del nervo ulnare quando si utilizza il telefono.
Altra caratteristica inquietante di Mindy è la terza palpebra che si potrebbe sviluppare come meccanismo di difesa contro l’affaticamento degli occhi costantemente puntati sul computer che li stressa a causa dell’emissione di luce blu. Si tratterebbe quindi di una membrana nittitante che permetterebbe di limitare l’entrata di luce blu nei nostri occhi.
Uno degli aspetti più importanti rimane il cervello con annesso cranio. Si prevede un cranio più spesso per proteggere il cervello dalle radiazioni emesse dai cellulari che, ad oggi, si crede abbiano significativi effetti sulla nostra salute anche se non ancora completamente dimostrato.
Il cervello molto probabilmente sarà più piccolo, un fattore evolutivo già avvenuto nelle nostre fasi evolutive precedenti. Il rimpicciolimento del cervello è dovuto ad una sua minore stimolazione, in questo caso specifico causata dalla minore attività dovuta all’utilizzo del telefono e agli agi a cui siamo abituati.
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“Grazie” alla tecnologia il nostro cervello non ha più necessità di funzionare alla perfezione per sopravvivere o per memorizzare. In sostanza, quindi, potremmo essere creature che oggi considereremmo “poco intelligenti”.