Si sta tenendo in questi giorni a Sharm el-sheikh la XXVII conferenza delle nazioni unite sui cambiamenti climatici. Facciamo il punto.
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In base al principio della rotazione dei continenti, stavolta spettava all’Africa ospitare la Cop27. Nel 2016 era stata Marrakech, città del Marocco occidentale, ad ospitare la conferenza.
L’Egitto è stato l’unico territorio a candidarsi e sarà proprio la Repubblica Araba d’Egitto a presiedere la conferenza che si terrà dal 6 al 18 novembre.
Cop27: il vertice delle nazioni unite ospitato dall’Egitto
La scorsa conferenza, tenutasi a Glasgow, sembra aver prodotto risultati troppo timidi rispetto al cambiamento richiesto dall’attualità della situazione climatica. Quest’anno sarà l’Egitto a coordinare ed ospitare la conferenza sotto le spoglie di presidente del continente africano tutto, il più vulnerabile.
Sono proprio i paesi in via di sviluppo dell’Africa a destare preoccupazione. Per il 2030 si prevede che più di 100 milioni di africani saranno a rischio per via del surriscaldamento globale. Si spera che l’ambientazione della conferenza in un pese africano sottoponga all’attenzione il problema dell’intero continente.
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L’ultimo rapporto ipcc (intergovernmental panel on climate change) sulle emissioni di gas a effetto serra conferma quanto la scorsa conferenza tenutasi nel Regno Unito non abbia poi apportato nell’esecutivo i cambiamenti sperati. Il ritmo al quale si sta muovendo la transizione ecologica è decisamente troppo lento.
La situazione, ci dice il report, è allarmante. Entro il 2100 la temperatura del globo aumenterà di 2,8 C° se le politiche internazionali non sterzano vigorosamente verso la sostenibilità. L’obiettivo europeo e mondiale è quello di rispettare gli accordi di Parigi del 2015 che prevedono una serie di direttive volte al contenimento della temperatura per almeno 1,5C°.
Ma quali sono gli obiettivi fissati dalla presidenza egiziana frutto della conferenza delle nazioni unite? Il primo obiettivo è quello di rispettare gli accordi di Parigi assieme al patto di Glasgow sulla mitigazione delle temperature e di effettuare una revisione dei piani nazionali e internazionali per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
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Al secondo punto compare la volontà di adottare un piano di adattamento ai cambiamenti climatici comune, al terzo l’apertura di un fondo da 100 miliardi di dollari annui da raggiungere entro il 2030. Al quarto posto figura la promozione della collaborazione attiva fra governi settori privati e società civile.
Al quinto posto il punto più importante e problematico: l’approvazione del fondo Loss and Damage dedicato in modo esclusivo ai paesi in via di sviluppo. L’esito, positivo o meno, della conferenza è tutto appeso al filo dell’approvazione di quest’ultimo provvedimento che vedrebbe inclusi nella resistenza al cambiamento climatico anche i più svantaggiati.