I bacini idrici a contrasto dei numerosi problemi relativi alla siccità e alle conseguenze devastanti, ma non tutti sono d’accordo: vediamo la situazione
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Il cambiamento climatico in atto ha prodotto seri problemi di varia natura che hanno messo in ginocchio diversi settori economici importanti. Le conseguenze si sono materializzate con sconvolgimenti atmosferici rilevanti che destabilizzano e provocano ingenti danni, soprattutto al settore agricolo.
Per contrastare il problema della siccità, che ha tenuto banco nei mesi estivi quest’anno, il Governo sta pensando a degli investimenti rivolti alla costituzione di nuovi impianti di bacini idrici, sulla falsa riga di decisioni simili prese da altri paesi europei. Il nuovo Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida sembra avviato a sviluppare strategie politiche in questa direzione.
Le intenzioni governative sulla necessità di realizzare nuovi invasi per rispondere efficacemente alle problematiche derivate dalla devastante siccità che ha messo a dura prova il fabbisogno di acqua come non era mai successo in Europa, non riscontra pareri favorevoli. La stessa Francia, all’annuncio della costruzione di ben sedici nuovi bacini idrici, si è ritrovata al centro di polemiche e manifestazioni contrarie.
L’obiezione rivolta al governo francese è relativa all’eccessiva pressione che i nuovi invasi eserciterebbero sulle falde acquifere esistenti dalle quali verrebbe prelevata l’acqua necessaria al riempimento dei bacini artificiali. La Federazione nazionale degli agricoltori è invece favorevole e sposa l’intervento considerato risolutivo per il fabbisogno idrico delle aziende agricole.
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Altra problematica esposta dalla Confédération paysanne (piccolo produttori agricoli) si riferisce all’inconveniente dello stoccaggio all’aperto che potrebbe subire l’evaporazione e il riscaldamento nocivo dell’acqua. Sembra inoltre una soluzione appropriata solo per le grandi aziende che attuano vecchi sistemi di irrigazione, ma considerata deleteria per le piccole imprese.
La proposta a supporto dei contrari verte sull’implementazione di nuovi prati, siepi e sulla rotazione delle colture e coltivazioni scevre da pesticidi chimici. Mentre le falde acquifere verrebbero private delle risorse di approvvigionamento necessarie al riversamento in mare che serve, per esempio, per gli allevamenti di molluschi e non solo al comparto agricolo.
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Il nostro paese è ricco di acqua piovana, ma senza gli adeguanti bacini artificiali non siamo in grado di immagazzinarla. organizzare la realizzazione di nuovi impianti servirebbe proprio a garantire l’acqua in condizioni critiche di grave siccità. Si otterrebbero benefici anche dalla laminazione delle piene per il mantenimento della vita dei fiumi.
I bacini esistenti in Italia, circa 347 laghi e 526 dighe, sono obsoleti e senza corretta manutenzione. Non sono quindi sufficienti allo storage idrico necessario e la percentuale di acqua immagazzinata è scesa all’11,3%. Urge aprire una nuova stagione di interventi improntati all’allestimento di nuove infrastrutture idriche in grado di ottimizzare le risorse idriche italiane.
L’opposizione a tale progetto definito insostenibile avverte che la migliore soluzione per lo stoccaggio di acqua sia la falda acquifera, mentre gli invasi artificiali non sono la soluzione a lungo termine. Al contrario sono considerati l’ennesima aggressione di un territorio già martoriato che, invece, andrebbe riqualificato e sostenuto per salvare la biodiversità a rischio.