Sebbene siano state per molto tempo ritenute mute, le tartarughe emettono molti suoni. Un dettaglio che sanno in pochi
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“Ma il coccodrillo come fa?” Una domanda che è diventata una canzone cantata dai bambini da moltissime generazioni. D’altronde i versi degli animali sono una delle prime cose se insegnano. Ma sfogliando la margherita, i suoni dei pets maggiormente insegnati sono quelli dei cani, gatti, galline, asini, cavalli.
Non compaiono le tartarughe. Queste, infatti, per molto tempo sono state ritenute mute. Ma a seguito di uno studio pubblicato su Nature Communication queste non sono affatto silenti.
Una scoperta effettuata quasi per sbaglio dai ricercatori dell’Università di Zurigo. Infatti lo scopo principale era quello di capire se le vocalizzazione tra i vertebrati avessero un’origine comune. Secondo i dottori dell’Ateneo svizzero la teoria pricipale e dominante era che le vocalizzazioni si fossero sviluppate per evoluzione convergente. Il tutto tenendo in considerazione la varbiabilità dell’aspetto e la sensibilità delgi apparati uditivi.
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In parole povere si sosteneva che ci fossero origini separate e indipendenti nei vari animali invece che a una matrice una matrice comune. E’ bene sottolineare che, però, entrambe le ipotesi hanno prove a favore, ma per molti sono viziate da fatto che alcune specie, ritenute mute, non siano state studiate a fondo.
E partendo da questo principio i ricercatori hanno deciso di registrare le comunicazioni acustiche di vari vertebrati come la tautare, un pesce polmonato, un anfibio vermiforme e soprattutto le tartarughe. Tutti questi animali utilizzano, come definito dai ricercatori, variate comunicazioni acustiche anche se in alcuni casi si tratti di versi appena percettibili. Grazie poi ai dati raccolti e analizzati si è arrivati all’incredibile scoperta che le tartarughe, insieme ad altre 100 specie, effettuano comunicazioni acustiche incredibili.
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Tutto ciò ha poi permesso di riconsiderare il repertorio comunicativo dei vertebrati fino a provare a combinare le informazioni con analisi filogenetiche così da avere le idee più chiare sull’origine di queste vocalizzazione. E ora sono pronti a scommettere che ci sia un’unica origine risalente a un antenato comune vissuto più di 400 milioni di anni fa. Gli autori, infine, che studiare l’evoluzione acustica potrebbe essere un’importante chiave di lettura per capire come è nato e sviluppato il linguaggio degli esseri umani.