Funghi e microchip sono tecnologicamente collegati grazie ad una recente innovazione: vediamo di cosa si tratta
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Lo smaltimento dei rifiuti elettronici nel mondo viene riciclato solo per il 17% ,secondo i dati di Global E-waste-Monitor 2020. Lo spreco quindi è doppio, da un lato si continua ad inquinare l’ambiente e dall’altro si perde una quantità di materiale prezioso e costoso. Materiale che potrebbe essere recuperato e riutilizzato.
I numeri parlano di 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, molti dei quali riguardano i componenti della nanotecnologia di cellulari e computer. Chip e microchip presentano una parte di polimeri di plastica totalmente non riciclabile. Ricerca e innovazione tecnologica cercano di ovviare a queste problematiche, escogitando metodi sorprendenti.
In Austria i ricercatori hanno individuato un tipo di fungo che presenta una particolarità. La pelle di cui è ricoperto si configura equivalente alla plastica, con la differenza che risulta biodegradabile. E’ un fungo parassita del legno e si chiama Ganoderma lucidum. Il suo micelio, cioè il suo derma, lo protegge dai batteri e dall’azione di altri funghi.
La scoperta scientifica ha reso possibile l’estrazione del derma e la sua essicazione. Il materiale ottenuto è flessibile, isolante e resistente agli sbalzi termici, pur rimanendo sottile come un foglio di carta. Tutte ottime qualità che rendono questa pelle perfetta per ricoprire il substrato di un circuito elettronico. La sostituzione della base raffreddante e isolante usata nei microchip è una vera rivoluzione.
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Si tratta dunque di un’importante innovazione scientifica pronta per l’applicazione in più ambiti tecnologici. Il substrato derivato dal fungo e quindi sostenibile, potrà essere impiegato nel settore dei dispositivi medici per il monitoraggio sanitario, così come nel settore dove vengono impiegate batterie in dispositivi a bassa potenza.
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Ecco dunque i microchip del futuro, totalmente biodegradabili e perfettamente funzionali. L’ottica è quella di ridurre l’impatto ambientale del settore elettronico. E la ricerca non si ferma qua, ma corre veloce verso i prossimi step che andranno nella direzione di comprendere le performance massime sostenibili dal nuovo biomateriale.