Il Mondiale di calcio 2022 in Qatar è stato annunciato come evento sportivo a zero emissioni: andiamo a vedere come stanno veramente le cose
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L’edizione dei Mondiali di calcio 2022 in Qatar, in un’ inedita versione invernale, é stata annunciata come un evento a emissioni zero. La sostenibilità all’avanguardia del paese ospitante, era auspicabile e in linea con i tempi. La transizione energetica impone strategie innovative, per implementare le azioni, in funzione della necessità di ridurre l’impatto ambientale.
Un evento come il Mondiale di calcio, con la promessa di organizzarlo a emissioni zero, sarebbe stata un’impresa ragguardevole per qualsiasi paese, ma i dubbi sul Qatar sono immediatamente emersi a causa delle peculiarità del piccolo paese che sorge nella penisola desertica sul Golfo Persico. Difficile per un paese dipendente dal petrolio per ogni sua attività, organizzare il Campionato di Coppa del Mondo in modalità sostenibile.
Mondiale in Qatar: beffa insostenibilità
Per un paese come il Qatar, che dipende fortemente dai combustibili fossili, con un caldo torrido e strutture inadeguate, era praticamente impossibile riuscire nell’impresa green. A tutto questo si aggiungono anche le inevitabili importazioni estere che aumentano, da sole, notevolmente le emissioni causate dai mezzi di trasporto.
L’ovvio era davanti a tutti e in pochi hanno creduto nelle buone intenzioni del paese arabo. La prima difficoltà é stata sopperire alla mancanza di strutture adeguate alla portata dell’evento, che ha costretto il Qatar a investire pesantemente sulla costruzione di nuovi impianti sportivi omologati ed alloggi collegati.
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Punti deboli
Essendo un paese piccolo quasi tutto é stato importato, impattando enormemente dal punto di vista ambientale. I materiali utilizzati, invece, sono certificati come sostenibili in quanto locali e riciclati. Mentre persino i semi dell’erba necessaria per ricoprire i campi degli stadi costruiti sono provenienti dagli Stati Uniti.
La gestione del caldo del Qatar ha comportato l’utilizzo di un nuovo sistema di raffreddamento progettato dall’Università nazionale. L’innovazione consiste nel formare uno strato di aria fredda all’interno di ogni stadio per poi riciclarlo. Le griglie posizionate in tutte le arene pompano l’aria, la filtrano e la incanalano nei tubi di acqua fredda per raffreddarla. La distribuzione avviene tramite bocchettoni e diffusori sia in campo che sugli spalti. Il tutto viene alimentato da un impianto fotovoltaico posto nel deserto.
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E qua si arriva alla nota dolente: l’acqua. Il prezioso liquido non si trova facilmente nei territori prevalentemente desertici e il Qatar applica il sistema di desalinizzazione dell’acqua di mare con un utilizzo enorme di energia elettrica. Il 100% dell’energia elettrica del paese proveniene da petrolio o gas e dunque niente sostenibilità. Il torneo produrrà circa 3,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica con un + 1,5 milioni di tonnellate rispetto all’ultimo Mondiale russo.