L’Italia non è ancora un paese per donne e le evidenze emerse si registrano in tutti gli ambiti: vediamo la situazione attuale
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La parità di genere è una condizione che garantisce a tutte le persone gli stessi trattamenti, uguale facilità di accesso a risorse e opportunità, indipendentemente dal genere. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite contiene questo assunto, promuovendo l’uguaglianza nel diritto e nelle situazioni sociali, e molti stati lo contengono nelle proprie costituzioni.
Il mondo ha fatto progressi nella parità di genere e nell’emancipazione delle donne attraverso gli Obbiettivi di Sviluppo del Millennio, ma donne e ragazze continuano a subire discriminazioni e violenze in ogni parte del globo. Non si è ancora capito, dunque, che la parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma è una condizione necessaria per avere un mondo prospero, sostenibile e in pace.
L’Italia e le donne: facciamo il punto
Nonostante le disparità ancora esistenti, l’Unione Europea ha compiuto notevoli progressi in materia, stilando norme sulla parità di trattamento e prendendo provvedimenti specifici per la promozione della condizione femminile. La strategia ha dei chiari obbiettivi tra cui raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici ed eliminare il divario retributivo e pensionistico.
In Italia le donne sono meno occupate e meno pagate dei colleghi uomini pari grado. E’ il triste dato che colloca il nostro paese agli ultimi posti di tutte le classifiche sul tema. La condizione femminile sul fronte della parità non ha fatto alcun passo in avanti rispetto al gap di genere nel mondo lavorativo, anzi.
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E anche se dal dopoguerra ad oggi la situazione è radicalmente cambiata, complessivamente, sui progressi per colmare il divario di genere, siamo ancora piuttosto indietro. Bassa occupazione, disparità salariale, difficile equilibrio tra famiglia e lavoro sono i punti dolenti della situazione lavorativa delle donne in Italia.
La pandemia ha avuto un drammatico impatto sulla condizione lavorativa femminile, registrando il dato che su 400mila posti di lavoro persi per l’arrivo del virus, più di 300mila riguardano l’occupazione femminile. Un brutto colpo, che peggiora uno stato preesistente comunque disastroso che registrava una delle peggiori differenze salariali uomo-donna d’Europa calcolata attorno al 24%.
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L’indagine fotografa la situazione italiana
Bain & Company, società di consulenza, realizza un‘indagine esaustiva che fotografa la situazione italiana. I dati che emergono ci raccontano di un paese che ha un mercato del lavoro fortemente sbilanciato a sfavore delle donne, con un tasso di occupazione femminile del 49%, tra i più bassi dell’Eurozona. E questo non può che avere un costo sociale ed economico. Manca ancora equità sul fronte della dignità, delle opportunità e del ruolo, legate anche ad un substrato culturale diffuso.
Le opportunità di carriera e stipendio per le donne in Italia sono ancora inferiori rispetto a quelle degli uomini e solo un amministratore delegato su dieci è donna. E il pay gap medio, nel settore privato, è del 21 % e il divario cresce con l’avanzare del percorso. E’ quanto emerge dall’indagine sulla diversity nei luoghi di lavoro, che causa un danno economico compreso tra i 50 e i 150 miliardi di euro, perché le donne sono una risorsa per il business, ma la strada è ancora lunga.